La sinistra, fino a ieri pacifista e autoproclamatasi garante dell’articolo 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”), oltre a chiedere che le nostre imbarcazioni militari inviate a tutela della Flotilla sparino a quelle israeliane, auspica che i pro-Pal rompano il blocco navale. A bordo della Flotilla c’è anche una delegazione di parlamentari e attivisti italiani.
Cosa rischia chi vìola un blocco navale? L’articolo 244 del Codice Penale recita che «chiunque, senza l’approvazione del governo, fa arruolamenti o compie altri atti ostili contro uno Stato estero, in modo da esporre lo Stato italiano al pericolo di una guerra, è punito con la reclusione da 6 a 18 anni».
E ancora: «Se la guerra avviene, è punito con l'ergastolo. Qualora gli atti ostili siano tali da turbare solo le relazioni con un governo estero, ovvero da esporre l’Italia e gli italiani al pericolo di rappresaglie o di ritorsioni, la pena è della reclusione da 3 a 12 anni. Se segue la rottura delle relazioni diplomatiche, o se avvengono le rappresaglie o le ritorsioni, la pena è della reclusione da 5 a 15 anni».