Dieci morti, 20 feriti, 6 navi sequestrate e 700 attivisti (in gran parte provenienti dalla Turchia), uccisi dal truppe d’assalto dell’Idf. Il 31 maggio 2010 è passato alla storia come il più sanguinoso dei tentativi di violare il blocco marittimo a largo di Gaza. È da 15 anni (mai tentativi di aggirare, “bucare”, penetrare nella striscia di Gaza si ripetono dal 2009). Le cronache di quei giorni raccontano una tensione che ricorda bene questa missione della Samud Flotilla edizione 2025. Questa volta le barche in acqua sono oltre 47. Sempre che qualcuna nelle prossime ore non accolga gli inviti di mezzo mondo di non «dover più dimostrare nulla. Di lasciare ad una struttura concordata (Caritas, chiesa cattolica, Mezza luna rossa) le derrate alimentare raccolte. La copertura mediatica è stata poderosa. Organizzata da tempo cercando testimonial (come Greta Thunberg), reperendo imbarcazioni che sanno già verranno sequestrate, raccogliendo milioni di euro per garantirsi oltre 1 mese di navigazione, costi di manutenzione, la cablatura e messa in rete delle imbarcazioni. Un servizio elettronico di “protezione”.
Gli attivisti a bordo delle imbarcazioni hanno anche installato il sistema satellitare Starlink (quello di Elon Musk), in modo da garantire la stabilità della connessione Internet. Un sistema utilizzato anche dall’Ucraina nei primi giorni del conflitto con la Russia. Messo a disposizione allora del governo di Kiev dal miliardario amico/nemico (e ora di nuovo amico) di Donald Trump. Nel maggio 2010 l’assalto delle teste di cuoio israeliane finì in un bagno di sangue. Aprendo le dighe di una crisi internazionale tra Turchia e Israele. Con gli Stati Uniti di Barack Obama a mediare, con l’Onu chiamato a pasticciare le ricostruzioni. Chi ha assaltato, chi ha sparato per primo, chi si è difeso e chi ha attaccato. Coltelli, armi potenziate, botte e petardi stordenti. L’armamentario di quella notte non esclude nulla, neppure le pistole a carica di vernice. Già allora Bibi Netanyahu era sulla tolda di comando della Knesset. Costretto a ha ammettere che almeno 10 attivisti sono stati uccisi sulla Mavi Marmara, la nave turca che trasportava 581 persone. Secondo responsabili delle forze armate della marina israeliana, i componenti del commando sono stati raggiunti da colpi di arma da fuoco, anche provenienti da armi che gli attivisti avevano sottratto loro. L’esercito ha riferito che sette militari e 20 attivisti sono rimasti feriti.
Meloni stronca la Flotilla: "Non dateci lezioni, l'obiettivo è l'escalation"
"Leggo con stupore le parole della Flotilla che mi accusa di considerare "un pericolo" civili disarmati e...Le 6 navi con 10mila tonnellate di viveri vennero abbordate e rimorchiate sempre nel porto israeliano di Ashdod. Una delle marine a mezza strada tra Tel Aviv e i confini di Gaza dove potrebbero essere ormeggiate le 47 barche della Flotilla di quest’anno. Auspicando che non si arrivi alla violenza. Ma il clima oggi non è certo dei migliori. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar toglie qualsiasi dubbio: il «no» della Flotilla alla proposta italiana «dimostra che il suo vero scopo è la provocazione e servire Hamas».