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Israele e Hamas, il nodo dei cadaveri: cosa può minare la pace

di Roberto Tortoragiovedì 9 ottobre 2025
Israele e Hamas, il nodo dei cadaveri: cosa può minare la pace

(Ansa)

2' di lettura

Pace è una parola che va pronunciata, ma non ancora gridata a tutto spiano, perché gli equilibri sono sottili e ci sono ancora i cosiddetti "dettagli" da limare. Soprattutto c’è la vita degli ostaggi ancora in ballo e va preservata. Sul tavolo di Sharm el-Sheik i dossier erano molti. Il ritiro dell'esercito israeliano, i prigionieri palestinesi da rilasciare, il futuro di Hamas e il dopoguerra nella Striscia di Gaza. Ma tutto quanto è ruotato intorno al destino degli israeliani ancora in mano ad Hamas. Ad annunciare la svolta, dopo il sì all’accordo di pace, gli stessi familiari dei rapiti. Da Al-Jazeera si apprende: "I miliziani rilasceranno tutti gli ostaggi in vita sabato. Hamas ha accettato di rilasciare tutti gli ostaggi israeliani ancora in vita in un'unica fase". Notizia arrivata da una fonte interna alla milizia, prima che il tanto atteso via libera all'accordo fosse ufficializzato sia da fonti israeliane che palestinesi. 

Secondo Channel 12, Hamas avrebbe fornito le prove che circa 20 prigionieri fossero ancora in vita. Ma le fonti israeliane della Cnn, invece, avevano detto che la milizia non sarebbe stata in grado di consegnare i corpi di alcuni dei 28 ostaggi morti. Per qualcuno, questi cadaveri scomparsi o non recuperabili sarebbero tra i sette e i nove. Per altri, si parla in realtà di circa una dozzina di persone rapite il 7 ottobre 2023. Donald Trump, a intesa raggiunta, ha scritto su Truth: "Tutti gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata, come primo passo verso una pace forte e duratura". 

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Resta certamente da capire nel dettaglio come avverrà anche il rilascio dei corpi dei rapiti. Perché per Israele, gli ostaggi morti hanno lo stesso valore di quelli ancora in vita e la mancata conferma della riconsegna avrebbe potuto far saltare l'accordo. C’è la possibilità che alcuni ostaggi (o i corpi) siano finiti nelle mani di fazioni, clan o famiglie che Hamas non ha mai gestito o a cui non riesce più a dare ordini. Altri analisti, invece, sottolineano come i bombardamenti dell'Idf potrebbero aver distrutto i luoghi o i tunnel dove erano nascosti i resti dei rapiti.

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Con ottimismo si può pensare che il primo step dell'accordo appena raggiunto riguarderà in ogni caso solo gli ostaggi ancora vivi (con l'incognita di due di loro che sarebbero in grave pericolo). E questo potrebbe quantomeno blindare l'intesa nella sua prima fase. Il pressing degli Stati Uniti è apparso nelle ultime ore precedenti l'annuncio sempre più forte.