Il segreto di Jan Vermeer è stato scoperto. A fare da modelle alle sue figure femminili – immersi in interni domestici, sospese tra quiete e attesa – che hanno alimentato teorie, ossessioni e film, non sono amanti del pittore olandese, e neppure muse. Secondo una nuova e sorprendente teoria dello storico dell'arte inglese Andrew Graham-Dixon, dietro la serenità domestica dei suoi dipinti si nasconderebbe una verità rimasta sepolta per quasi quattro secoli: il pittore olandese avrebbe realizzato la maggior parte delle sue opere per una setta religiosa radicale, anti-calvinista, composta quasi esclusivamente da donne. Tra loro ci sarebbe anche la protagonista del suo quadro più famoso, La ragazza con l'orecchino di perla, che secondo lo studioso non sarebbe un volto anonimo, ma quello di Maria de Knuijt, ricca mecenate e guida spirituale del gruppo.
La rivelazione arriva dal libro appena pubblicato da Graham-Dixon, Vermeer: A Life Lost and Found, frutto di anni di ricerche negli archivi di Delft, la città dove l'artista visse e morì nel 1675 a soli 43 anni. Il suo lavoro, presentato come la riscoperta di una biografia “occultata dalla storia”, collega per la prima volta la pittura di Vermeer a un movimento religioso clandestino, quello dei “rimostranti” olandesi, seguaci del teologo Jacobus Arminius. Vermeer, spiega Graham-Dixon, apparteneva a una frangia radicale dei rimostranti, un gruppo che si opponeva ai calvinisti e alle loro regole morali ferree, predicando una fede più libera e intima. Ma la vera sorpresa è la centralità femminile di questa cerchia: donne istruite, indipendenti e benestanti che si riunivano per discutere di teologia, arte e spiritualità.
PIPPO
Fantastico discende da una voce del latino di epoca tarda (phantasticus), a sua volta originato da un aggettivo greco (p...La più influente di loro era Maria de Knuijt, moglie del ricchissimo Pieter Claesz van Ruijven, che non solo finanziò Vermeer per anni ma, secondo il nuovo studio, ne orientò anche i soggetti ei simboli. Su 37 opere attribuite a Vermeer, ben 20 furono trovati nella casa della coppia. Un dato impressionante, che per Graham-Dixon dimostra quanto il legame fosse profondo. Le sue scene domestiche, apparentemente tranquille, sarebbero in realtà rappresentazioni della vita interna di questa comunità di donne credenti, ritratte mentre leggono, scrivono o suonano come in una forma di preghiera laica. Dietro il volto più celebre della storia dell'arte – la ragazza dal turbante azzurro e dallo sguardo sospeso – si nasconderebbe dunque un'identità precisa.
Graham-Dixon ipotizza che sia proprio Maria de Knuijt, o una delle giovani appartenenti alla setta, ritratta come simbolo di una religiosità alternativa, più dolce e terrena rispetto alla severità calvinista. Non una musa, ma una credente. Il dipinto, divenuto icona popolare dopo il film con Scarlett Johansson del 2003, cambierebbe così significato: non più l'immagine idealizzata di una donna senza nome, ma il ritratto di un'esperienza spirituale proibita, vissuta ai margini del potere religioso e politico del tempo. Nel libro, Graham-Dixon intreccia dettagli biografici e indizi visivi per sostenere la sua tesi. Analizza documenti, testamenti e lettere d'archivio che mostrano quanto la vita di Vermeer fosse legata alla rete dei rimostranti e, soprattutto, alla famiglia van Ruijven. La religione, per il pittore di Delft, non era solo una questione di fede, ma un linguaggio: la luce che filtra da sinistra, i gesti sospesi, gli interni silenziosi diventano per lo storico inglese un codice spirituale, un modo per tradurre la grazia in immagine.
«Ogni quadro di Vermeer – scrive – è un atto di devozione, ma non verso la Chiesa ufficiale: verso l'idea che Dio possa manifestarsi nella calma delle donne e nella loro quotidianità». Per quasi quattrocento anni gli storici si sono chiesti chi fossero le donne di Vermeer. Ora, se la teoria di Graham-Dixon trovasse conferma, non sarebbero più figure anonime di un'epoca borghese, ma testimoni di un culto segreto che mescolava misticismo e libertà. Un gruppo di donne che, in un secolo dominato dagli uomini e dal dogma, trova nella pittura un rifugio e una forma di preghiera.