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La pace necessaria da Kiev a Gaza

il problema di fondo è che Putin non ha alcuna intenzione di acconsentire a una tregua beffando su questo terreno anche Trump, a meno che non sia costretto a farlo dai rapporti di forza militare
di Fabrizio Cicchittomercoledì 19 novembre 2025
La pace necessaria da Kiev a Gaza

3' di lettura

Caro Direttore, al di là della polemica corrente derivante anche dal fatto che siamo alla vigilia di importanti elezioni regionali, c'è una questione geopolitica di fondo che va affrontata in modo esplicito senza complicarla con inutili risse. Infatti una polemica ricorrente in Italia è la seguente: c'è una bassa crescita, bassi salari, una pessima condizione della sanità, una situazione non brillante della sicurezza in molte zone d'Italia compresa Milano, e si sprecano risorse in armamenti. L'obiezione avrebbe anche una sua validità se la situazione internazionale non fosse invece gravissima sia per ciò che deriva dall'Ucraina sia per ciò che continua a derivare dalla situazione di Gaza.

Certamente in Ucraina Zelenskyj deve a tutti i costi risolvere il problema della corruzione di alcuni settori del suo governo e dell'apparato amministrativo, però, corruzione o non corruzione rimane il problema di fondo e cioè che Putin non ha alcuna intenzione di fare la pace e nemmeno la tregua beffando su questo terreno anche Trump, a meno che non sia costretto a farlo dai rapporti di forza militare. Di conseguenza coloro che invocano di bloccare il sostegno all'Ucraina, in effetti coprono l'intenzione di costringere l'Ucraina alla resa, con conseguenze disastrose per l'Europa e per il mondo occidentale. Infatti, il nodo è tutto qui: dal 2014 in poi la situazione di relativa pace e stabilità realizzatasi nel mondo e certamente in Europa, è stata rotta da una iniziativa netta e precisa di Putin che ha ritenuto di poter cambiare i rapporti di forza con un blitz della durata di pochi giorni.

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Fallito il blitz, Putin si è rifiutato di prendere atto della situazione, ritenendo che alla lunga l'Europa e gli Usa non avrebbero retto alla pressione. Ma qualora questo disegno di Putin si realizzasse, paradossalmente, non si creerebbero le condizioni per la pace, ma anzi per una ulteriore escalation, nel senso che egli, forte del risultato comunque ottenuto, ripartirebbe verso la Moldavia, la Polonia ei Paesi Baltici, premessa o della resa dell'Europa o di una Terza Guerra Mondiale. Sia pure in una situazione totalmente diversa, la questione si ripropone anche a Gaza che - la cosa non va dimenticata mai- è stata aperta dalla strage realizzata il 7 Ottobre dai terroristi di Hamas spinti a questo dall'Iran che a sua volta ha in testa il disegno di una modifica profonda degli equilibri nel Medioriente con riflessi geopolitici generali perché collegati chiaramente ad una alleanza di ferro con la Russia.

In questo secondo caso, però, passato lo shock, c'è stata una prevalenza militare del governo Netanyahu nell'ultima fase addirittura eccessiva che però ha dato lo spazio ad una mediazione per la tregua fatta dagli Usa e dagli Stati Arabi moderati. Non va mai dimenticato che subito dopo il 7 ottobre una delegazione di Hamas è stata ricevuta al Cremlino: allora l'apertura di un secondo fronte fu per Putin un colpo assai positivo. Adesso, però, che si deve passare dalla prima alla seconda fase, che è fondata sull'affermazione del ruolo dell'Autorità Palestinese, debitamente rinnovata e rafforzata, e con l'eliminazione di Hamas come soggetto armato, ecco che quest'ultima rifiuta anche la deliberazione dell'Onu passata perfino con l'astensione della Russia e della Cina.

Tutto ciò vuol dire che siamo di fronte a una pressione, ad una aggressività militare che proviene sia dalla Russia sia dall'Iran in termini permanenti e molto preoccupanti e che mai come oggi l'obiettivo di una tregua e poi di una pace può essere raggiunto solo specie per ciò che riguarda l'Ucraina con un sostegno militare fatto ad essa che è l'unico passare modo per dalla guerra ad una iniziativa diplomatica fondata non sulle parole ma sui rapporti di forza, unico linguaggio che Putin conosce. Di qui il consenso degli orientamenti che stanno emergendo a livello di Ue e specialmente del documento approvato dal Comitato Italiano di Difesa, sulla base di una convergenza profonda fra il Presidente della Repubblica Mattarella e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che finora su questi nodi della politica estera è riuscita a dare il meglio di se stessa.

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