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Filippine, chiesto riscatto

per liberare operatori Cri

Silvia Tironi
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Sono ancora nelle mani dei loro rapitori i due operatori della Croce Rossa internazionale sequestrati a metà gennaio nelle Filippine. Dopo le ripetute minacce di decapitazione e la liberazione di una dei tre ostaggi, oggi i guerriglieri hanno chiesto 5 milioni di dollari di riscatto per il rilascio dei due ostaggi. Tra di loro c'è l'italiano Eugenio Vagni. A rivelarlo sono state fonti militari che, dopo aver escluso un eventuale ritiro dei soldati, come chiesto ripetutamente dal gruppo islamico, anche in questo caso confermano la linea dura: con i guerriglieri non si scende a patti, ai ricatti non si cede e quindi non sarà pagato alcun riscatto. Proprio come non è stata versata alcuna somma per la liberazione di Maria Jean Lacaba, la volontaria della Cicr filippina rilasciata una settimana fa. Poco dopo la sua liberazione alcuni quotidiani locali avevano infatti parlato del pagamento di 5,5 milioni di pesos (circa 115 mila dollari). Si tratta di voci incontrollate, ha assicurato il portavoce dell'esercito Gaudencio Pangilinan, spiegando che «la pressioni militari e le trattative» hanno portato alla liberazione di Maria Jean Lacaba. Contrario a qualunque ipotesi di riscatto il capo della croce rossa locale Richard Gordon che ha ribadito come il rilascio dell'operatrice filippina sia avvenuto senza alcun pagamento.

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