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L'Europa dà il via libera ai muri anti-immigrati: fallita l'accoglienza, la prova che Salvini e Meloni avevano ragione

Giuliano Zulin
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«Gli Stati membri hanno il diritto e la responsabilità di tutelare i loro confini. E si trovano nella migliore posizione per decidere come farlo, fintanto che rispettano le regole dell'Unione. Se uno Stato membro ritiene che sia necessario costruire una recinzione, lo può fare e io non ho nulla da obiettare». Queste parole non le ha dette Matteo Salvini o Giorgia Meloni. Sono uscite dalla bocca della commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johannson. E, udite udite, la politica svedese fa parte del Pse. Fa parte della stessa famiglia del Pd. A Strasburgo gli esponenti democratici, che andavano a protestare contro i muri nell'Est Europa, sono compagni di questa signora.

 

 

Siamo di fronte a una rivoluzione copernicana. In questi anni ci hanno detto che bisogna accogliere indistintamente chiunque approdi in Italia, invece potevamo fermare i clandestini al confine. Magari con un blocco navale, come chiede da tempo la leader di Fratelli d'Italia, o banalmente impedendo l'ingresso in porto alle Ong che girovagano nel Mediterraneo, come aveva tentato di fare il segretario della Lega quand'era ministro degli Interni. Invece il Capitano fra poco andrà a processo per sequestro di persona e come testimone vedremo, in aula, perfino Richard Gere poiché si era appassionato alla questione Open Arms. Invece a qualche centinaia di chilometri ci sono i muri! Dodici Paesi europei, da Cipro alla Danimarca, hanno scritto a Bruxelles per avere la possibilità di alzare barriere allo scopo di bloccare i migranti provenienti dalla Bielorussia e non solo. Di fatto metà dell'Unione ha ammesso il fallimento sul controllo degli ingressi.

Decenni di discorsi ma zero fatti. Semmai polemiche, con tanto di ditino alzato rivolte a Trump, che investiva miliardi per continuare il muro anti-clandestini al confine con il Messico, muro che ricordiamo fu portato avanti precedentemente dal democratico Obama. Adesso la regina, ovvero l'Unione europea, è nuda. Non ha una politica estera comune, non ha un esercito unico, non ha una politica energetica condivisa, non sa gestire il flusso di stranieri, non è stata in grado di acquistare in maniera seria i vaccini anti-Covid, non ha una politica economica all'altezza dei 500 milioni di abitanti, i più ricchi della Terra. Però non si affronta mai il problema, cioè sapere cosa si vuole fare dell'Europa.

 

 

Si preferisce prendersela con Orban, Salvini e ora la Polonia, la cui corte costituzionale ha stabilito che le leggi comunitarie devono sottostare a quelle nazionali di Varsavia. Però siccome il governo polacco è di centrodestra, allora apriti cielo... Fu la Francia in realtà a bloccare gli Stati uniti d'Europa, con un referendum che bocciò la costituzione europea 15 anni fa. Per cui adesso Bruxelles è solo capace di essere forte con i deboli (vedi trattamento Grecia) e debole con i forti (vedi la von der Leyen sul sofà di Erdogan). Così se 12 Paesi alzano la voce, i commissari europei, anche di sinistra, si mettono a cuccia e dicono: fate quello che volete però con i vostri soldi. Ma allora che Europa è? Che cos' è l'Unione Europea? Per ora pare una grande presa in giro...

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