Cerca
Logo
Cerca
+

Ucraina, Bruxelles sventola bandiera bianca: i leader procedono a zig-zag, chi è il vero sconfitto della crisi

Esplora:

Giancarlo Mazzuca
  • a
  • a
  • a

In tanti ci dovremmo chiedere cosa avrebbe detto, se fosse ancora vivo, uno statista come De Gasperi - che, con Konrad Adenauer, Jean Monnet, Robert Schuman e Gaetano Martino, è stato tra i grandi padri fondatori dell'Unione europea - di fronte al triste spettacolo che Bruxelles e dintorni continuano ad offrire sul fronte bellico. Potremmo anche intuire la risposta di Alcide per il semplice motivo che sono ora tantissimi coloro che, alla domanda su chi sta perdendo la guerra tra Russia ed Ucraina, rispondono senza batter ciglio: l'Europa. È vero, anche gli Stati Uniti non ci stanno certo facendo una bella figura, ma, ora come ora, i riflettori sono puntati sui partner del club comunitario: divisi su tutto, tra sanzioni-sì sanzioni-no, continuano ad andare avanti a zig-zag rinviando o rimangiandosi decisioni già prese.

 

 

 

Il caso del previsto embargo «graduale» al petrolio russo è stato, in tal senso, molto significativo perché un solo premier, l'ungherese Victor Orban, è stato capace di tenere in scacco i 27 ponendo il veto a tale misura, cioè al nocciolo duro dell'ultimo pacchetto di sanzioni a Mosca proposto dalla Commissione. Siamo arrivati all'assurdo che il "niet" di Budapest ha finito per rafforzare Putin e per indebolire la corte di Ursula von der Leyen: quando si dice l'effetto-boomerang... Il braccio di ferro tra i Paesi membri ha poi incrinato la compattezza del gruppo Visegrad, l'asse che riunisce i soci dell'Europa dell'Est, dalla Repubblica Ceca alla Polonia, dalla Slovacchia alla stessa Ungheria. Mai come nelle ultime settimane, insomma, sul fronte dei tentativi di negoziato con Putin per arrestare l'escalation del conflitto, non c'è stata una vera unità di intenti in Europa: il discorso riguarda anche i grandi leader nonostante le continue telefonate tra Macron e Scholz alle quali, spesso e volentieri, si è aggiunto Draghi.

 

 

 

Sono passati più di tre mesi da quando il presidente francese ed il cancelliere tedesco hanno cominciato a delineare quella che hanno subito definito una «strategia comune» destinata ad essere, secondo loro, vincente ma il filo diretto tra i "numeri uno" del Vecchio Continente non ha portato ancora ad alcun risultato concreto. Quanto ci vorrà per passare finalmente dalle parole ai fatti? Una domanda senza risposta anche perché si sono dimostrate molto più concrete le prove di dialogo con Mosca portate avanti dal turco Erdogan. Ma la bandiera bianca sventolata, almeno per il momento, dall'Europa sul fronte ucraino appare ancora più paradossale se consideriamo che, più di tutti gli altri motivi, proprio la volontà di Kiev di entrare nella Ue ha indotto il Cremlino ad invadere l'Ucraina. Ora però, dopo le ultime mosse dei soci di Bruxelles, a maggior ragione dovremmo chiedere a Putin: ma ne valeva davvero la pena?

 

 

 

Dai blog