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Russia, il falco Schauble sfida Putin: "Missili nucleari europei contro Mosca"

Daniel Mosseri
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Per molti anni è stato inserito nella lista dei "falchi" dell'eurozona, soprattutto nel sud Europa, come uomo del rigore nei conti: un rigore a metà fra l'imperativo morale e il randello da usare sulla testa di chi, Grecia in primis, metteva a repentaglio la stabilità della moneta comune. Eppure, anche Wolfgang Schäuble ha un'anima europeista. E se ieri il ministro federale della Finanze (2009-2017) di Angela Merkel auspicava un'Unione europea fatta a immagine e somiglianza della Repubblica federale tedesca - debito in calo e Pil in crescita, per intendersi - l'oggi ex presidente del Bundestag (2017-2021) auspica un'Ue più coesa non solo sul piano finanziario ma anche su quello militare. Anzi, nucleare.
In un'intervista in pagina oggi sulla Welt am Sonntag, il cavallo di razza della Cdu spiega che «c'è bisogno di deterrenza nucleare a livello europeo».
Schäuble ha osservato che, attaccando l'Ucraina, Vladimir Putin ha scatenato una crisi senza precedenti; quindi ha citato il motto di Winston Churchill secondo cui "non bisogna lasciare mai che una crisi vada sprecata". Due premesse utili a spronare l'Unione europea a diventare una potenza nucleare a tutto tondo. Un obiettivo necessario visto che «gli uomini di Putin minacciano ogni giorno un attacco nucleare».

 

 



OCCASIONI DA NON SPRECARE - Occasioni di questo genere non si ripresentano più volte nella vita e Schäuble ha anche ricordato come la Germania abbia già perso un treno non rispondendo al discorso pronunciato nel 2017 alla Sorbona da Emmanuel Macron. Allora il presidente francese immaginò un'Europa sovrana, unita e coesa anche militarmente. La Germania era impegnata nei colloqui per la formazione del (quarto) governo (Merkel) e ignorò l'Eliseo, «ma oggi non ci sono più scuse: ci serve la deterrenza, la Francia ce la può fornire e noi tedeschi dobbiamo dare un contributo finanziario all'energia nucleare francese in cambio di un deterrente nucleare comune. Ciò significa che la Francia ha il diritto ragionevole di farci pagare una parte maggiore per questo deterrente». Invece di chiedere agli altri di stringere la cinghia, per una volta il politico tedesco che fa rima con austerità anche a costo di far restare indietro il Paese - e oggi la Germania ha molte infrastrutture arrugginite - offre i soldi dei tedeschi direttamente ai vicini di casa francesi. Soldi da affiancare a una maggiore pianificazione strategica con Parigi, il tutto, aggiunge Schäuble, senza entrare in competizione con la Nato.

 

 

 

Politico molto ben navigato, il braccio destro di Helmut Kohl durante i negoziati con russi e americani nel 1989 era lui, l'ex ministro non ha alcuna intenzione di irritare l'alleato a stelle e strisce. Di conseguenza non cerca di promuovere una struttura di difesa alternativa all'Alleanza atlantica. Piuttosto, «cercherei di far salire a bordo anche gli inglesi come seconda potenza nucleare europea», purché valga una sola regola: tutto con la Nato, mai contro di essa. Assicurata un'alleanza strategica con la Francia, Schäuble guarda a est.
La reputazione tedesca fra gli alleati orientali è ai minimi termini e l'ex presidente del Bundestag lo sa bene: in passato la Germania di cui anche lui è stato esponente di spicco ha tradito polacchi, baltici e ucraini attaccandosi al gas russo con due pipeline dirette (Nord Stream 1 e 2); oggi le titubanze del governo Scholz che a Kiev consegna poche armi e con molta lentezza fa sentire Varsavia più sola ed esposta. «La Polonia deve finalmente essere accettata come un membro uguale e altrettanto importante nella leadership dell'unificazione europea. Da questo punto di vista, mi sono rammaricato che Macron e Scholz siano andati a Kiev senza il loro collega polacco Morawiecki».

 

 

 

 

UN CONTENTINO ALL'ITALIA -  È uno Schäuble nucleare e scatenato quello che parla alla Welt am Sonntag: l'ex ministro si professa convinto sostenitore, almeno in tema di difesa, di un'Europa a geometria variabili «perché la politica di sicurezza secondo le regole del trattato di Lisbona non baste per affrontare la sfida attuale». Sì, dunque, a un asse Parigi-Berlino-Varsavia aperto a chi voglia un ombrello atomico antirusso. Schäuble non dimentica poi il sud dell'Ue e chiarisce che ciò che vale per la difesa deve valere anche per la politica dei rifugiati. Una chiosa che farà rizzare i capelli in testa ai polacchi, sempre attenti a tenere le frontiere ben chiuse. Ma Schäuble insiste: «Non possiamo abbandonare il Mediterraneo a se stesso né possiamo più aspettare che tutti i membri dell'Ue si accordino sulla distribuzione dei rifugiati».

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