L'Unione europea è ormai ridotta a una illusione ottica

Sono tornate le nazioni (e questo è per tanti versi un bene); è svanita la prospettiva del super-Stato (e questo è ottimo)
di Daniele Capezzonevenerdì 16 maggio 2025
L'Unione europea è ormai ridotta a una illusione ottica
3' di lettura

Un’illusione ottica. Anzi, peggio: una serie di orpelli pomposi e decorativi, dalla bandiera all’inno. Più – quello non manca davvero – un pesantissimo catafalco burocratico, dal mastodontico apparato della Commissione passando per un Parlamento che ha due sedi tra Bruxelles e Strasburgo ma (quasi) zero poteri.

Ecco, la grande retorica dell’Ue è ridotta a questo, con rispetto parlando: tutti fanno finta che esista, non mancano mai altissimi elogi formali, ma nella sostanza l’Ue non esiste più. Sopravvive - appunto - come illusione ottica, come costo per i contribuenti e insieme come finzione visiva (in questo caso: come fictio giuridica e istituzionale), ma nei fatti non ci crede più nessuno.

Non ci credono gli eurocritici, e questo è perfino ovvio. Ma non ci credono più nemmeno gli eurolirici, i dogmatici della religione europeista. Prendi Emmanuel Macron: palesemente, si muove e parla come se l’Ue non esistesse più, e come se l’unico obiettivo fosse (e infatti per lui lo è) riaffermare la grandeur francese, anche usando la carta nucleare come fattore per una mini-egemonia in Europa. Non ci crede nemmeno il neocancelliere tedesco Merz, tutto impegnato tra Parigi e Varsavia, in una logica di geometrie di politica estera tutte concepite in chiave di centralità tedesca.

Mario Draghi sferza la Ue: "Nulla sarà più come prima. Ora accordo con gli Usa"

"Le recenti azioni dell’amministrazione Usa nel campo commerciale colpiranno sicuramente l’economia eur...

Le stesse regole esistenti europee (per quanto sbagliate, contorte, inefficienti, illiberali: qui su Libero le abbiamo criticate migliaia di volte) ormai non le segue più nessuno. Ognuno si muove come se non ci fosse una Commissione (quella della fragile e azzoppata von der Leyen), come se non ci fosse un Consiglio, come se non ci fossero 27 membri. Ovunque è caos, approssimazione, informalità: il tutto accompagnato da un dibattito abbastanza surreale sul cambiamento delle regole stesse. Ma se non sono seguite quelle di oggi, perché dovrebbero esserlo quelle da scrivere domani?

E allora è venuto il momento di prendere atto di una realtà che è sotto i nostri occhi: “il re è nudo”, l’esperimento è naufragato, e forse è il caso di compiere tutti insieme questa onesta e leale constatazione.

Sono tornate le nazioni (e questo è per tanti versi un bene); è svanita la prospettiva del super-Stato (e questo è ottimo). E così delle due l’una: si può continuare a invocare una assurda verticalizzazione in capo a Bruxelles (che però i popoli non vogliono, come mostrano ad ogni elezione), oppure si potrebbe ragionevolmente prendere atto di una sola strada praticabile, e cioè limitarsi a una libera cooperazione tra nazioni sovrane.

Ci sono cose che si possono fare bene insieme (c’è un grande mercato europeo che rappresenta una oggettiva opportunità); ci sono cose che si possono fare collaborando in ambito Nato (un rafforzamento della difesa, ma senza pretese di un esercito europeo a guida franco-tedesca e scollegato dall’Alleanza atlantica); e ci sono molte altre cose (la maggioranza) rispetto alle quali conta e conterà la dimensione nazionale, quella per cui i cittadini votano e su cui possono esercitare il loro diretto controllo democratico.

Ursula Von der Leyen, l'ultima figuraccia della Baronessa

«Io so’ io e voi non siete un c...», diceva il Marchese del Grillo. Più o meno la stessa cosa, ...

È dunque venuto il momento di non considerare più l’Ue come una gabbia esclusiva, ma solo come uno dei possibili ambiti in cui dovrà dispiegarsi la nostra iniziativa politica ed economica. E per il resto – vale in primo luogo per l’Italia – c’è da muoversi a tutto campo. C’è da relazionarsi con Washington, con Londra, con Gerusalemme, con Riad (non solo con Bruxelles-Parigi-Berlino); c’è da immaginare (Piano Mattei) un nostro protagonismo in Nord Africa e nel Mediterraneo, ma pure - su un altro versante - nel rapporto con l’India.

C’è da far tesoro di un player di valenza eccezionale come l’Eni. C’è da sfruttare ogni possibile corridoio per le nostre merci e le nostre filiere produttive. E poi diciamocelo: da parte di troppi altri c’è il tentativo di arginare Roma, di bypassare il ruolo che il governo italiano si è ritagliato o potrebbe ritagliarsi. Tutte ragioni – ci mancherebbe – per rispettare molto Francia e Germania. Ma anche per non farci dettare proprio niente da Parigi e da Berlino. 

ti potrebbero interessare

altri articoli di Europa