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Bce, la soffiata di Goldman Sachs sulla Lagarde: perché siamo in pericolo

Benedetta Vitetta
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E a dare il colpo di grazia alla crescita economica della Ue ecco che arriva Christine Lagarde con il suo maxi rialzo ormai pronto in canna. Sembra infatti che nella riunione di giovedì si stia pensando di a sferrare un deciso colpo da falco per combattere l'irrefrenabile impennata dell'inflazione. La decisione definitiva non è ancora stata presa, ma pare che la maggior parte dei 25 membri dell'Eurotower stiano spingendo perla stretta. E la presidente, trasformatasi nel giro di pochi mesi da colomba a falco, pare non si limiterà stavolta a un aumento di 50 punti base come annunciato nell'ultima sessione di luglio. Sarebbe ormai quasi convinta ad alzare ulteriormente il livello dei tassi in questo mese di settembre («Serve intervenire con forza» aveva già giorni fa qualche membro della Bce, ndr). Con quali effetti? Questo sarà ancora tutto da capire. Quel che è certo è che ad oggi la crisi energetica ha toccati i massimi dall'avvio della guerra in Ucraina, con Putin che ha chiuso il rubinetto di Nordstream minacciando di non riaprirlo se le sanzioni alla Russia non verranno cancellate, facendo così schizzare il prezzo del gas. L'euro ha toccato un nuovo record sotto il dollaro, a 0,98 centesimi, una soglia che non vedeva da 20 anni. Ieri, sull'onda della situazione, tutta le Borse europee hanno chiuso di nuovo in negativo. E i rendimenti dei titoli di Stato hanno continuato a salire specie nei Paesi periferici (il decennale italiano è saito al 3,93%, +10 punti base da venerdì). Di fronte a un quadro ormai compromesso, ecco che si può spiegare la scelta della Banca Centrale. E non a caso quindi già ieri mattina gli esperti di Goldman Sachs hanno diffuso il report appena pubblicato per gli investitori nel quale dicolo che la loro previsione sulla prossima seduta della Bce sia una netta accelerazione della stretta e che la presidente francese procederà con un rialzo di 75 punti base.

 

 

 

LE PREVISIONI

Nel paper la banca d'affari ha inoltre spiegato che il quadro del caro vita si è ulteriormente deteriorato dal meeting di luglio, ed è quindi probabile che le nuove proiezioni di Francoforte mostreranno un grosso aggiustamento al rialzo nelle previsioni sul 2022-23. In più gli uomini di Goldman Sachs sono abbastanza convinti del fatto che il Consiglio direttivo taglierà di molto le previsioni di crescita alla luce del rallentamento dello slancio e della crisi energetica in atto, e l'attesa è che arrivino vicine a descrivere uno "scenario di recessione tecnica". Come detto, di recente, i commenti di alcuni membri della Bce sono sembrati tutti indirizzati verso una politica di tipo aggressivo. In linea col giudizio espresso da Isabel Schnabel che a Jackson Hole ha affermato che «serve muoversi con forza per portare l'inflazione al target rapidamente». Dopo questa uscita, vari governatori delle banche centrali in Europa si sono detti favorevoli di un rialzo dei tassi a 75 punti. Di fronte a tutto questo, Goldman Sacks prevede che è più probabile che si arrivi direttamente a un aumento da 75 anziché di un altro rialzo da 50.

 

 

 

GLI EFFETTI DELLA STRETTA

Che effetti avrà questa nuova stretta? Si vedrà, ma a questo punto dopo aver forse perso mesi preziosi sperando che la corsa dell'inflazione fosse solo temporanea, ora qualcosa occorre fare. Anche se questa politica dovesse mandare l'Europa dritta verso la recessione, ormai comunque alle porte per i prezzi impazziti e la produzione che cala e rischia di fermarsi ovunque a causa del caro bollette. Tutto purchè ritrovarsi stritolati dall'inflazione. Per questo a Francoforte il pensiero è solo abbattere il tasso più in fretta possibile. Ma, vista l'intricata situazione in cui ci troviamo, non è detto che basti un maxi rialzo per far riprendere l'Europa. Lo dimostra l'euro crollato di nuovo sotto il dollaro. Da gennaio la nostra moneta ha perso il 13% sul dollaro, anche a causa della strategia più aggressiva della Fed. Ma l'Europa è molto diversa dagli Usai: la crescita qui è più bassa, il mercato del lavoro più debole. E probabilmente serve quindi una ricetta diversa per ripartire. 

 

 

 

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