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Qatargate, Francesco Giorgi e la pista russa

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I rubli alla Lega ancora oggi rimangono fantasie, sogni, per la sinistra: anni di talk show militanti e fango sparato a potenza massima sui giornali - organi di partito, ma di banconote russe finora non ne è stata trovata neanche una. Invece i milioni di euro via Qatar e Marocco ai democratici europei sono solide realtà: gli inquirenti ne hanno già scoperti una montagna in contanti in case e valigette, e per la procura belga e i servizi segreti di cinque Paesi tra cui l'Italia si tratta solo, si fa per dire, di capire chi ne ha presi di più, come e quando.

 

 

 

C'è poi un altro particolare, diciamo così, che spernacchia la narrazione della sinistra: la Lega, a fine novembre, al parlamento europeo ha condannato fermamente la condotta di Putin, mentre esponenti di primo piano del Pd come l'europarlamentare Pierfrancesco Majorino candidato alla presidenza della Lombardia, il collega Andrea Cozzolino il cui assistente Francesco Giorgi è finito in carcere, l'altro compagno Pietro Bartolo (assistente Davide Zoggia, anche a lui è stato interdetto l'ufficio, e Zoggia è anche assistente dell'intero gruppo del Pd a Bruxelles), tutti loro ma non solo, dicevamo, la risoluzione contro la Russia non l'hanno votata. Cosa significa? Noi restiamo ai fatti. E una certezza c'è: che tra i Paesi che in questi anni hanno agito nell'ombra c'è anche la Russia. Ieri Salvini ha reso con gli interessi la pariglia: «Da anni infangano la Lega cercando rubli che non ci sono, con articoli, inchieste, e commissioni, ma allo stesso tempo gli passavano sotto il naso milioni in corruzione dai Paesi islamici. Penosi». Per Giorgia Meloni «i contorni dell'inchiesta sono abbastanza devastanti».

 

 


 

 

CORRUTTORI

Veniamo, anzi torniamo all'euro-inchiesta per corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere. Nell'indagine, emerge dal decreto della Procura di Milano con cui su delega del giudice istruttore di Bruxelles sono state effettuate le perquisizioni nelle case di Abbiategrasso di Giorgi (sequestrati 20mila euro) e di Calusco d'Adda di Antonio Panzeri (17 mila), sarebbe stato individuato «un gruppo indeterminato e molto ampio dedito a fatti di corruzione, operante all'interno di strutture europee con o senza legami con l'Ue». «Ingenti somme di denaro in cambio della propria attività».

Ecco che trova conferma l'allargamento dello scandalo «ad almeno 60 europarlamentari», come aveva anticipato l'emittente greca Mega Channel, per cui ha lavorato come giornalista l'ormai ex vicepresidente del parlamento Ue, la socialdemocratica Eva Kaili. Per la stessa Kaili, compagna di Giorgi anche lei in carcere- il procuratore capo europeo ha chiesto la revoca dell'immunità parlamentare, «perché si sospetta una frode a danno del bilancio dell'Ue». Giorgi avrebbe ammesso di far parte di un'organizzazione usata sia dal Qatar che dal Marocco per interferire nelle decisioni del parlamento europeo. Avrebbe fatto i nomi di due europarlamentari che avrebbero ricevuto soldi direttamente da Panzeri, ex eurodeputato dem e presidente della Ong Fight Impunity - uno dei protagonisti dell'indagine- pure lui detenuto (nella sua abitazione sono stati trovati più di 600 mila euro - 750 mila quelli sequestrati alla Kaili).

 

 

 

 

Il suo ormai ex capo Cozzolino ha dichiarato: «Sono estraneo alle indagini. Sono pronto a tutelare la mia onorabilità. Sono turbato per il fermo del mio assistente, che ho conosciuto per le sue esperienze lavorative nell'europarlamento, e non ho idea di quale sia il suo coinvolgimento nella vicenda giudiziaria». Nel frattempo si starebbe aggravando la posizione dell'eurodeputato socialdemocratico italo-belga Marc Tarabella. La Kaili, tramite il suo avvocato, ha fatto sapere: «Non permetterò di farmi diventare Ifigenia (la primogenita, sacrificata, di Agamennone e Clitemnestra nella mitologia greca, ndr)». L'avvocato ha riferito che la sua assistente «non ha alcun coinvolgimento col denaro trovato (in casa sua a Bruxelles, ndr), tranne che lei stessa era nella casa in cui è stato trovato il denaro». La strategia è chiara: scaricare Giorgi, con cui la Kaili ha una figlia piccola.

 


IL MAROCCO

La procura ha presentato ricorso contro la scarcerazione di Niccolò Figà-Talamanca, il presidente della Ong No Peace Without Justice fondata da Emma Bonino: mercoledì gli era stata concessa la libertà vigilata, ma ieri è tornato dentro. Intanto lo scandalo si allarga al Marocco e si fa luce sui rapporti tra Panzeri e l'ambasciatore marocchino in Polonia Abderrahim Atmoun, "il Gigante" stando agli inquirenti- che potrebbe aver elargito alla famiglia Panzeri oltre a soldi e regali anche una carta di credito. Nel 2017, quando Panzeri era in carica a Bruxelles, Atmoun era nellla commissione parlamentare Marocco-Ue. Ad occuparsi del collegamento locale in Belgio con il fondatore dell'Ong Fight Impunity sarebbero stati gli uomini dell'intelligence marocchina. Il capo dei Servizi, Yassine Mansouri, è sospettato dalla procura di essere un personaggio chiave dello scandalo. Secondo i media belgi, Mansouri avrebbe anche pensato alle modalità di pagamento per gli arrestati, compresi i contanti emessi in Belgio. Atmoun invece sarebbe stato l'anello di congiunzione tra Panzeri e Giorgi. Confermato il fatto che le indagini siano partite da una soffiata dell'Arabia Saudita.

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