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Giorgia Meloni, la sua Europa: fuori lo Zar tiranno, dentro tutti i Paesi dell'Est

Carlo Nicolato
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C’è tutto il pensiero sinceramente europeista di Giorgia Meloni a Chisinau, Moldavia, una visione dell’Europa che non è quella dei banchieri e degli interessi economici, ma quella dei valori sul quale costruire il presente e il futuro dell’Unione, allargandolo se possibile a quei Paesi che condividono gli stessi ideali e che sono lì, burocraticamente in fila ad aspettare il loro turno. Uno dei quelli è ovviamente l’Ucraina, ma anche il Paese ospitante, la Moldavia, «che è un’altra Nazione minacciata e sarebbe a sua volta coinvolta in una sorta di domino, se gli ucraini non si fossero difesi come stanno facendo», ha detto il presidente del Consiglio italiano sottolineando il valore del vertice, il secondo dei 47 Paesi che hanno aderito alla Comunità Politica Europea, l’invenzione di Macron che riunisce tutte quelle nazioni che hanno un interesse europeo comune: «Questo vertice è molto importante per ribadire che l’Europa è soprattutto una civiltà, tutto questo assume un significato nel momento in cui ci troviamo qui nell’attuale contesto, ci troviamo con il presidente Zelensky e con l’Ucraina che difende quel valore di libertà».

 

SOSTEGNO A ZELENSKY

L’Italia peraltro, dice ancora, «è una delle Nazioni che sono in assoluta prima fila nel sostegno all’Ucraina. Chiaramente, con i nostri alleati e valutando insieme che cosa si debba fare sia per aiutare gli ucraini a difendersi, sia per favorire un percorso che ci porti a terminare questo conflitto». Ma tutto ciò avviene in un momento in cui tale crisi ha messo a nudo anche le debolezze europee, «le criticità europee anche in tema di approvvigionamento energetico, di interconnettività». Lo scopo della Comunità Politica Europea è appunto quello di affrontare tali criticità includendo, e non escludendo, quello di allargare gli orizzonti della Ue, di metterla a diretto contatto con quelle Nazioni che fanno parte dell’Europa geograficamente e idealmente. Su questo punto il nostro presidente del Consiglio ha idee chiare, molto più progressiste, nel vero senso del termine, di quelle di tanti che si professano tali nel senso sinistrorso del termine. «Io credo», ha detto, «che il grande messaggio di oggi sia soprattutto un messaggio di apertura vera a quelle Nazioni che europee sono ed europee vogliono essere a 360 gradi: Ucraina, Moldova, Georgia, Balcani occidentali, tutte sfide che non direi di ingresso nell’Unione europea, ma di ricongiungimento che l’Italia sostiene». Chi si aspettava una visione populista di destra deve essere rimasto deluso dalla visione moderna e al contempo ancorata ai veri principi europei, «libertà e uguaglianza» su tutti, quelli su cui si fonda la nostra civiltà: quei valori che «chi vuole riportarci agli anni più difficili del secolo scorso ha pensato di distruggere» ha chiosato riferendosi ovviamente alla Russia. Non si parla appunto di “ingresso” nella Ue come fosse un circolo di privilegiati, e come a Bruxelles si ritengono, ma di «ricongiungimento», di ritorno. Non si tratta di creare un’Unione Europea di eletti e una di reietti, «non esiste un’Europa di serie A e di serie B, come diceva Giovanni Paolo II dobbiamo respirare con due polmoni, quello occidentale e quello orientale». La visione della Meloni dunque, è puro spirito del tempo e come tale nemmeno si ferma ai confini di un’Europa allargata, ma guarda oltre, in particolare all’Africa, perché «solo aiutando queste nazioni» si può risolvere il problema dell’immigrazione illegale.

 

LA GRANA MIGRANTI

E proprio su questo tema si è svolto il trilaterale avuto, a margine del summit di Chisinau, con il premier dei Paesi Bassi, Mark Rutte, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Arrivando in Moldavia Rutte, che non ha mai avuto un particolare feeling con l’Italia, ha detto che la questione dei migranti «è molto importante per i Paesi Bassi perché parte dell’elevato afflusso di richiedenti asilo è dovuto al fatto che così tante persone provenienti dalla Tunisia, effettuano una traversata terribilmente pericolosa». Rutte fa parte di quei moderati europei (Alde) che guardano con orrore all’avanzata della destra più conservatrice della quale la Meloni è ormai il punto di riferimento. Con questa destra tutta la Ue sarà costretta a conviverci e scendere a patti, se vuole continuare ad esistere, compreso con gli spagnoli di Vox la cui avanzata Giorgia dice di guardare con interesse. Ma «c’è molto lavoro da fare, ma dobbiamo farlo se vogliamo un’Europa che, dopo essere stata protagonista del passato, sia protagonista anche del futuro». 

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