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Patto Ue-Egitto e calo dei migranti: vince la linea Meloni

PIetro De Leo
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Fermi tutti. Smentendo un certo racconto progressista, già pronto a decretarne il de profundis, il memorandum Ue-Tunisia per contenere i flussi migratori irregolari sta cominciando a generare effetti. E, anzi, è un modello. Cominciamo dall’ultima parte. Ieri, la Commissaria Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, parlando in commissione Giustizia al Parlamento Europeo, ha spiegato: «Siamo vicini ad un accordo per una dichiarazione congiunta con l’Egitto.

L’Egitto è un Paese molto diverso dalla Tunisia sulla migrazione, è un Paese che accoglie 9 milioni di migranti, non è quindi un Paese di transito, ha altre sfide su cui lavorare. In ogni caso, il memorandum con la Tunisia può comunque fungere da esempio nel senso che la migrazione dovrebbe essere inclusa in un approccio complessivo».

Una linea che trova rispondenza con quanto spiegato dal commissario all’allargamento e vicinato, Oliver Varhelyi, al termine del consiglio di associazione Ue-Egitto: l’accordo di partenariato, dove l’immigrazione si combina con altri temi come lo sviluppo economico e il capitale umano, dovrebbe essere siglato il mese prossimo.

 

 

 

Dunque, l’intesa con la Tunisia è un parametro per altri patti analoghi. La memoria va allo scorso luglio, quando il “Team Europe”, espressione social utilizzata da Ursula von der Leyen, scese a Tunisi. Quella “squadra”, oltre alla Presidente della Commissione, era composta dall’allora primo ministro olandese Mark Rutte e dalla Presidente del Consiglio Italiana Giorgia Meloni. Ed era volata oltre il Mediterraneo per firmare con il Presidente tunisino Saied un’intesa fondata su cinque pilastri: contrasto al traffico di esseri umani; sostegno europeo alla condizione economica della Tunisia. E ancora investimenti, sviluppo dell’energia pulita, sinergie per consentire ai giovani tunisini di studiare in Europa.

«Un grande lavoro diplomatico che ha visto l’Italia come assoluta protagonista», aveva sottolineato il Ministro degli Esteri Antonio Tajani. E su cui ci sono già i primi dati. A fornirli è stata sempre Ylva Johansson. «Uno dei buoni risultati della cooperazione», ha detto, «è che le partenze di migranti dalla Tunisia dall’inizio di ottobre si sono ridotte significativamente tra l’80 e il 90% rispetto alla fine dello scorso anno». Inoltre, «abbiamo anche affrontato il problema della tratta dei migranti, insieme alla polizia tunisina, che sta stroncando le reti, le organizzazioni dei trafficanti, e lo sta facendo in modo nuovo. In effetti ora molti trafficanti e scafisti vengono arrestati». Uno stato di cose che viene raccolto dai partiti di maggioranza.

 

 

 

«Lo avevamo previsto e i fatti ci stanno dando ragione: il memorandum europeo con la Tunisia sta offrendo i suoi importantissimi frutti», osserva Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Il capo-delegazione del partito di Giorgia Meloni all’Europarlamento, Carlo Fidanza, osserva: «La strada tracciata da Giorgia Meloni sull’immigrazione convince l’Ue e porta buoni risultati nel contenimento dei flussi irregolari. Lo dimostrano i numeri in calo degli sbarchi dalla Tunisia, confermati anche oggi dalla Commissione europea». Da Forza Italia, il portavoce Raffaele Nevi ragiona: «La Commissione Europea conferma che gli accordi bilaterali, come ha fatto l’UE con la Tunisia, sono uno strumento in grado di limitare le partenze e, quindi, far calare drasticamente il numero delle vittime». E ancora, «I risultati fanno la differenza tra chi professa l’accoglienza indiscriminata, a qualunque costo, e chi, come Forza Italia, lavora per gestire il fenomeno con concretezza, puntando sulla diplomazia e sul dialogo con i paesi di partenza». Quanto registrato dalla Commissione si riflette anche sulla quantità degli arrivi in Italia. Secondo il cruscotto statistico del ministero dell’Interno, dal primo gennaio di quest’anno alla giornata di ieri sono sbarcate sulle nostre coste 1298 persone. Nella stessa forbice del 2023 erano state ben 3940 e nel 2022 1744. 

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