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Case green, Bruxelles ci obbliga a ristrutturare 3 milioni di appartamenti

Michele Zaccardi
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Stime precise, al momento, non ce ne sono. Ma la forchetta oscilla tra i 20mila e i 55mila euro a famiglia. È questo il conto che potrebbe presentare la direttiva sulle case green approvata ieri dal Parlamento europeo e che, per l’approvazione definitiva, aspetta solo il via libera del Consiglio. Un anno di trattative a livello comunitario hanno portato ad alcune modifiche, significative certo, ma non dirimenti. Perché, in ogni caso, gli immobili residenziali più inquinanti andranno ristrutturati. E i costi saranno a carico delle famiglie se i Paesi membri non metteranno sul piatto le risorse necessarie. Una soluzione che, passata la sbornia del Superbonus, che aveva come principale obiettivo proprio quello di migliorare l’efficienza energetica degli edifici, pare difficile possa trovare spazio in Italia. Senza contare che, sul fronte dei finanziamenti, il testo approvato stabilisce che spetta agli Stati recepire la direttiva entro due anni e applicarla, con stanziamenti nazionali o europei già esistenti. Insomma, la Commissione non erogherà nuove risorse, ma ci si dovrà accontentare di quelle previste dal Pnrr, dal Fondo sociale per il clima e dai Fondi di coesione.

Ma andiamo con ordine. La novità principale riguarda le ristrutturazioni. Venuta meno la suddivisione degli edifici per classe energetica, alle case si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2023, i cui dettagli saranno definiti dai singoli Stati. Inoltre, le misure di riqualificazione già adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini del raggiungimento del target.

 

 

 

EMISSIONI ZERO
Entro il 2050 il parco residenziale dovrà essere comunque a zero emissioni. L’unico vincolo fissato dalla direttiva è che le ristrutturazioni dovranno riguardare il 43% degli immobili con le prestazioni peggiori (il 16% entro il 2030 e il 26% entro il 2033). Saranno gli Stati, insomma, a decidere su quali edifici concentrarsi. In ogni caso il numero dei lavori da fare sarebbe ingente. Secondo l’Ance, su 12,2 milioni di edifici, quelli che ricadono nelle due classi energetiche peggiori (F e G) sono il 59,9%, ovvero 7,3 milioni. Intervenire sul 43% significa ristrutturare 3,1 milioni di immobili. La nuova normativa non si applica agli edifici agricoli e storici, mentre i Paesi membri possono decidere di escludere anche gli immobili protetti per il loro particolare valore architettonico o storico, le chiese e i luoghi di culto.

Ed ecco che arriviamo al punto: quanto costerà a ogni famiglia mettersi in regola? Una stima precisa è impossibile. Ma, prendendo come base il tetto di spesa del Superbonus per il cappotto termico (il principale intervento che consente un miglioramento delle prestazioni energetiche) ci si avvicina al costo reale. La spesa massima ammissibile è di 50mila euro per le unifamiliari (o indipendenti), 40mila per gli edifici da uno a otto unità immobiliari e 30mila da otto in su. Si può dunque ipotizzare che la spesa minima a carico una famiglia oscilli tra queste cifre.

Secondo una stima che Scenari Immobiliari ha realizzato per il Sole 24 Ore, il costo delle singole ristrutturazioni varia tra i 20 e i 55mila euro. Oltre alle norme per la riqualificazione del patrimonio residenziale, la direttiva nella sua versione definitiva conferma l’addio all’uso dei combustibili fossili nelle abitazioni, come le caldaie a gas. La data della messa al bando è slittata dal 2035 al 2040, ma già dall’anno prossimo gli Stati membri non potranno più erogare incentivi fiscali per l’acquisto o l’installazione di tali sistemi di riscaldamento.

 



LE NOVITÀ
Novità importanti riguardano inoltre la costruzione degli edifici: dal 1° gennaio 2028 gli immobili di proprietà pubblica dovranno avere zero emissioni “in loco” di combustibili fossili. Per tutti gli altri, il vincolo scatta dal 1° gennaio 2030. Inoltre, i nuovi immobili edificati nell’Unione europea dovranno essere in grado di ospitare impianti fotovoltaici o solari termici sui tetti. Per gli edifici idonei già esistenti i pannelli dovranno essere installati gradualmente a partire dal 2027. Tornando alle modalità di finanziamento delle ristrutturazioni, la direttiva consente forme che garantiscono una riduzione delle tasse (come le detrazioni e i crediti fiscali, già abbondantemente usati in Italia), ma anche strumenti che portano a risparmi diretti, come lo sconto in fattura

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