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Ue contro l'Italia, smog e acque reflue: siamo nel mirino

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L'Italia va punita per lo smog. E per le acque reflue. Dopo il sì alla direttiva "case green", ecco un'altra doppia mazzata dell'Unione europea contro il nostro Paese. Si parte dalla prima: la Commissione europea ha infatti avviato una nuova procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per il mancato rispetto degli obblighi sulla qualità dell'aria, evidenziando come il nostro Paese non avrebbe osservato la sentenza della Corte di giustizia Ue emessa nel 2020. 

Bruxelles denuncia che nel 2022 in Italia "ventiquattro zone di qualità dell'aria presentavano valori limite giornalieri" di concentrazione dell'inquinamento superiori al consentito e una zona superava i limiti annuali. L'Italia ha ora due mesi di tempo per rispondere e "colmare le carenze". In assenza di una risposta "soddisfacente", l'esecutivo Ue potrebbe deferirla nuovamente alla Corte.

Ma non è tutto. Come detto c'è anche il caso delle acque reflue: sempre la Commissione europea ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per non aver pienamente rispettato gli obblighi di raccolta e trattamento stabiliti dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. La Commissione ha rimarcato che la direttiva, che ha l'obiettivo di proteggere la salute e l'ambiente, prevede che le acque reflue urbane siano raccolte e trattate prima di essere scaricate nell'ambiente dal momento che, se non trattate, possono comportare rischi per la salute umana e inquinano i laghi, i fiumi, il terreno e le acque costiere e sotterranee. 

"Le informazioni presentate dall'Italia hanno evidenziato una diffusa inosservanza della direttiva in un totale di 179 agglomerati italiani. Nel caso di 36 agglomerati l'Italia deve tuttora garantire la disponibilità di sistemi di raccolta delle acque reflue (o sistemi individuali o altri sistemi adeguati, in casi giustificati). In 130 agglomerati, l'Italia continua a non trattare correttamente le acque reflue raccolte. Per gli agglomerati che scaricano acque reflue in aree sensibili è necessario un trattamento più rigoroso di tali acque. In 12 agglomerati italiani questo obbligo non è ancora rispettato. 

Infine, in 165 agglomerati l'Italia non garantisce che gli scarichi idrici soddisfino nel tempo le condizioni di qualità richieste", ha illustrato l'esecutivo Ue. La Commissione aveva inviato una lettera di costituzione in mora all'Italia a giugno 2018 e successivamente un parere motivato a luglio 2019. Secondo l'esecutivo Ue, nonostante alcuni progressi, molti agglomerati continuano a non rispettare gli obblighi della direttiva e gli sforzi profusi finora dalle autorità italiane sono stati insufficienti. Quindi, ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea.

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