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Ursula von der Leyen sempre più a destra: ecco il suo manifesto elettorale

Carlo Nicolato
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Ursula Von der Leyen rilancia la sua candidatura alla presidenza della Commissione e lo fa decisamente verso destra, toccando punti quali la difesa dell’Unione e l’immigrazione. Lo fa dal palco del congresso di Nea Democratia ad Atene, dove forse qualche anno fa da presidente della commissione e da tedesca avrebbe parlato di altro, di conti da onorare, di salvataggi, di Troika. Ma i tempi sono cambiati, la Grecia è uscita con fatica dalla sua crisi decennale e le priorità per l’Europa ora sono altre, come appunto la sicurezza delle frontiere, la guerra che incombe da est, e la necessità di un esercito europeo. «La nostra prossima frontiera in Europa è la difesa e la sicurezza collettiva, una questione sulla quale non può esserci un ritorno all'innocenza», ha detto la presidente della Commissione, «dobbiamo aumentare collettivamente la spesa per la difesa: spendere di più, meglio e a livello Ue», sottolineando che «proprio come la guerra non appartiene al passato in Europa, le società della difesa devono essere il segno del futuro in Europa».

SPESE PER LA DIFESA
Tale discorso non avviene ad Atene per caso. La Grecia infatti è uno dei pochi Paesi Nato a spendere per la difesa più del dovuto, oltre quel 2% del Pil che sarebbe il limite minimo stabilito per ogni membro dell’alleanza ma che ben pochi rispettano. E il motivo per cui Donald Trump ha più volte fatto capire che qualora tornasse alla Casa Bianca la Nato non sarà più centrale nella sua politica estera, arrivando persino a invitare Putin a invadere un Paese a scelta tra quelli che non rispettano tale limite. Certo, una provocazione, ma anche un campanello d’allarme che la Ue non può ignorare.

 



Ma per la Von der Leyen c’è anche un altro motivo di comunanza ideale con la Grecia di Nea Democratia e lo ha citato lei stessa quando nel suo discorso ha spiegato che il premier Mitsotakis è un esempio di come si possano sconfiggere i populisti. Per la verità mentre i «populisti» di estrema destra ad Atene sono perlopiù stati messi fuori legge (alcuni sono finiti anche in carcere), quelli di sinistra di Syriza stanno lentamente risalendo la china, almeno nei sondaggi, ma non è certo a quelli che si riferisce la presidente della Commissione. «Gli amici di Putin qui in Europa stanno cercando di riscrivere la nostra storia e di sabotare il nostro futuro, come populisti o demagoghi, che si tratti dell’AfD in Germania o del Rassemblement National in Francia, di Konfederacia in Polonia o altri: i nomi possono essere diversi ma il loro obiettivo è lo stesso, calpestano i nostri valori e vogliono distruggere la nostra Europa.


Non permetteremo mai che accada», ha assicurato la Von der Leyen. «Dobbiamo spendere di più, meglio ed in modo europeo», ha quindi chiosato sul tema, «la Grecia ha indicato la strada destinando il 2% del Pil alla difesa, fornendo molti aiuti».

PIANO MATTEI
Indicativo anche il fatto che ad Atene Ursula abbia evitato di parlare dei grandi temi che hanno caratterizzato il suo primo mandato a Bruxelles, in particolare quello “green” tanto caro alla sinistra con la quale in Europa è tuttora alleata. È la prova che, se mai fosse confermata alla guida della Commissione, il suo secondo mandato sarà per assurdo caratterizzato dal parziale smantellamento di ciò che ha fatto durante il primo, con tutt’altre priorità focalizzate alla difesa dell’Unione dalle minacce esterne. L’altra infatti, oltre a quella di Putin, è l’immigrazione, ennesimo punto che l’accomuna alle vedute di Giorgia Meloni, probabile alleata nel prossimo eventuale mandato. «Abbiamo adempiuto ai nostri obblighi internazionali in materia di migrazione in passato», ha detto Ursula, «lo facciamo oggi e lo faremo in futuro. Ma siamo noi europei a decidere chi entra in Europa e in quali circostanze. E non i trafficanti».

Il discorso ovviamente è particolarmente sentito in Grecia, una delle mete di approdo degli immigrati che arrivano dall’Africa e dal Medio Oriente. Come lo è ovviamente anche e soprattutto in Italia, il cui governo ha inaugurato proprio con la Von der Leyen una politica che punta a fermare i flussi attraverso accordi con i Paesi di imbarco, secondo le linee del “piano Mattei” dettato da Giorgia Meloni. L’ultimo accordo è stato stretto solo qualche settimana fa con l’Egitto, presenti al Cairo la nostra presidente del Consiglio e la stessa Ursula.

 

 

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