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Quelli che vivono la Grande Illusione

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La visione è chiara: Giorgia Meloni ha vinto nettamente le elezioni in Italia (e «sfonda a Capalbio», titola Repubblica in totale spiaggiamento da dramma radical chic), l’affermazione del partito di Marine Le Pen ha costretto Emmanuel Macron a sciogliere il Parlamento, la mappa politica della Germania è piena di buchi da Emmental bavarese, la destra avanza in Europa, la domanda dell’elettore del Vecchio Continente è quella di un cambiamento. Nella nostra Prima Repubblica, quella della Balena Bianca che sapeva addomesticare la realtà e contenere le pulsioni irrazionali, si sarebbe detto che “c’è una richiesta di discontinuità”.

Ma corre l’anno 2024, il politicamente corretto ha hackerato la parola, il tabù è innominato, il riflesso è condizionato: isolare la destra è il desiderio malcelato. Sono iniziate le grandi manovre dal Belgio e il dilemma è come impegnare “Giorgia” senza farlo sapere troppo in giro, come tenerla a bordo della macchina ma non al volante. Perfino l’Economist ha scritto che senza “Giorgia” la partita sarà un sudoku senza soluzione, un treno destinato a finire sul binario morto. Signore e signori, ecco il rompicapo dell’infallibile progressista, cambiare opinione. Così al cinema Excelsior di Bruxelles hanno cominciato a proiettare il film intitolato “La Grande Illusione”, è un remake, la versione originale fu prodotta nel 2019 da Popolari, Socialisti e Renew macronisti, nonostante lo scarso successo, cinque anni dopo stanno scrivendo la stessa sceneggiatura con un cast invecchiato e fischiato dal pubblico in sala (...)

 

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