Regno Unito, l'accordo che lo riavvicina all'Europa

L'accordo coinvolge agricoltura/pesca, difesa e mobilità delle persone con l’obiettivo di favorire la mobilità dei giovani e rappresenta una svolta
di Paolo Reboanimartedì 20 maggio 2025
Regno Unito, l'accordo che lo riavvicina all'Europa
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L’accordo di ieri alla Lancaster House se forse non può definirsi storico rappresenta certamente una svolta nella complessa relazione tra Regno Unito e Unione Europea e non deve essere sottovalutato. Utilizza il pratico approccio anglosassone per rimettere sul giusto binario un indissolubile legame che ha sempre prodotto positivi risultati per entrambi quando correttamente interpretato, partendo dal semplice fatto che l’Unione Europea è il maggiore partner commerciale del Regno Unito e che senza la resistenza del Regno Unito oggi non ci sarebbe l’Europa.

La vittoria del 1945 deve tanto ai sacrifici del popolo inglese e alla resilienza di quella nazione nei “momenti più bui”. Da allora i decenni successivi non hanno negato quel legame ma hanno registrato le difficoltà per quella nazione di legarsi alla costruzione europea così come veniva intesa nel Continente, anche quando il Regno Unito si unì all’Unione Europa. La Brexit è un fatto di cui dobbiamo tutti prendere atto e con cui dobbiamo convivere -anche se oggi tante perplessità vi sono - perché è stata la chiara espressione democratica della maggioranza di una intera nazione. Ma non vi è dubbio che essa ha aperto una profonda ferita, allargando visibilmente il Canale della Manica. L’accordo di ieri può contribuire a riorganizzare in una maniera diversa e forse più efficace il rapporto tra Regno Unito ed Unione Europea. A dimostrazione di ciò è il fatto che questo accordo abbia girato su 3 assi: agricoltura/pesca, difesa e mobilità delle persone raggiungendo un concreto accordo sui primi due e aprendo ad approfondimenti sul terzo con l’obiettivo di favorire la mobilità dei giovani.

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IL SOGNO INGLESE
Le difficoltà di approvvigionamento alimentare inglesi e le opportunità che quel mercato offre alle imprese europee hanno spinto per il rafforzamento degli scambi eliminando tutta una serie di vincoli amministrativi e riaprendo i rispettivi mercati. Si è evitata una ennesima guerra dei pescherecci - assai anacronistica per l’epoca - garantendo un equo accordo in materia e assicurando la prosperità delle comunità costiere. Si è rafforzato il legame sul terreno della difesa e della sicurezza, ponendo le basi per maggiori collaborazioni produttive tra le industrie attraverso il programma SAFE e legando l’altra potenza nucleare europea ai nuovi obietti di sicurezza dell’Europa. Si sono poste le condizioni per un efficace accordo sul tema delle emissioni. E si è riaperta la mobilità tra le due sponde della Manica. D’altra parte, per molte generazioni dal dopoguerra ad oggi il “sogno inglese” è stato anche più forte del “sogno americano” e le esperienze di studio o di lavoro hanno interessato tantissimi giovani, arricchendo la società inglese al pari di quella europea. Rivedere quei flussi è il sogno di tutti. Per l’Europa lo spirito anglosassone non è solo l’utilizzo della lingua inglese mala capacità di costruire una società ed una economia più libera e più dinamica; per l’Italia rafforzare quel legame significa uscire dalle logiche di una diplomazia invecchiata per fare vivere una diversa agenda internazionale di partenariato commerciale e di equilibrio di poteri che solo può giovare al nostro ruolo nel mondo. Per questo l’accordo di Lancaster House è una prima mossa che dovrà essere seguita da ulteriori intese e che l’Italia dovrà assiduamente sorreggere, anche a rafforzamento della intesa strategica che il governo Meloni ha già siglato con il Regno Unito.

*L’autore è stato British Council Visiting Fellowship presso la London School of Economics.