Friedrich Merz lo dice chiaramente: «Affronteremo negoziati estremamente difficili a partire dal prossimo anno». Del resto la proposta della Commissione sul nuovo bilancio pluriennale 2028-2034, che lievita a 2mila miliardi di euro dai 1.200 del settennato precedente, trova l’opposizione compatta di diversi Paesi. I frugali del Nord, in primis, capeggiati ovviamente da Olanda e Germania, ma anche la Francia e l’Italia, mentre la Spagna, che non si è ancora espressa, si troverà con 20 miliardi di euro in meno, visto che i fondi europei destinati a Madrid scenderanno da 100 a 79,9 miliardi.
La presa di posizione più intransigente è arrivata dal cancelliere tedesco, che ha bocciato anche le nuove tasse a carico delle imprese proposte da Bruxelles. La Germania, ha detto Merz, «non è favorevole ai piani di espansione del bilancio dell’Unione europea attraverso l’aumento del debito». «Non è una strada che siamo disposti a percorrere in Europa» perché Berlino «finanzia già circa un quarto del bilancio europeo, il che significa che le opzioni del governo tedesco per fare di più sono molto limitate» ha aggiunto il cancelliere. «Ritengo che l’Ue abbia bisogno di maggiori risorse da fonti proprie nel lungo termine provenienti, ad esempio, da tasse o imposte». Merz ha sottolineato poi la contrarietà all’emissione di debito comune, come fatto dopo la pandemia con il Next Generation Eu, la scatola che finanzia i Pnrr nazionali: «È stata un’eccezione, non deve diventare la regola».
Ma non è solo la Germania a opporsi. Durante il Consiglio Affari Generali Ue di ieri, anche l’Austria ha bocciato la il budget presentato dalla Commissione. La proposta, ha detto il ministro federale per l’Europa, Claudia Plakolm, «è molto lontana dalla posizione austriaca, molto lontana da un’approvazione da parte dell’Austria». E il motivo è lo stesso della Germania: il volume del bilancio Ue è «eccessivamente alto». «Si tratta di un budget straordinariamente elevato» ha spiegato Plakolm, «e noi non siamo disposti ad aumentare il nostro contributo». Inoltre Vienna vuole un impegno «affinché non vengano contratti nuovi debiti a livello europeo. Questi sarebbero solo un trasferimento degli oneri alle generazioni future, cosa che vogliamo evitare» ha ribadito il ministro.
Analoga la posizione della Svezia, espressa dal ministro svedese per gli Affari europei, Jessica Rosencrantz. «In un periodo in cui i bilanci nazionali sono sottoposti a una forte pressione economica, la risposta non può essere più denaro e un bilancio più consistente. Bisogna gestire in modo responsabile le risorse limitate, stabilire priorità e prendere decisioni difficili» ha detto Rosencrantz. «Anche il governo svedese è stato chiaro: non vediamo la necessità di nuove risorse proprie o di nuovi prestiti comuni. Non esiste un pasto gratis» ha aggiunto, ricordando che «abbiamo bisogno di un bilancio migliore, non più ampio».
Pure il premier ungherese, Viktor Orban, ha bocciato il budget: « Questo bilancio distruggerà l’Ue. Non credo che sopravviverà nemmeno al prossimo anno: o la Commissione europea sarà costretta a ritirarlo in modo spettacolare o dovrà fare marcia indietro gradualmente e riscriverlo».
Ma critiche sono arrivate anche dalla Francia e dall’Italia, allineate nel chiedere un maggiore impegno per l’agricoltura, penalizzata dal taglio del 20% dei fondi destinati al settore, che scendono da 368 miliardi del periodo 2021-2027 a poco più di 300 miliardi. «Lotteremo per ogni centesimo della politica agricola comune» ha dichiarato il ministro francese per gli Affari Europei, Benjamin Haddad, al suo arrivo al vertice del Consiglio.
Mentre dall’Italia a esprimere dubbi sul bilancio è stato il ministro Tommaso Foti. «È un quadro che ci convince solo molto parzialmente, anche perché avevamo auspicato una semplificazione che non vediamo e soprattutto perché questa idea dei piani Paese, del piano di partenariato nazionale e regionale ci vede molto ma molto dubbiosi, per non dire contrari» ha detto il ministro per gli Affari europei.
Che ritiene la proposta della Commissione sulla Politica agricola comune «del tutto insufficiente».
E mentre il Commissario Ue al bilancio, Piotr Serafin ha difeso la scelta di introdurre nuove tasse per 58 miliardi di euro («è l’unico modo per quadrare il cerchio»), da Bruxelles trapela una piccola nota positiva: agli Stati membri sarà garantita maggiore flessibilità nell’utilizzo dei fondi, dal momento che, al contrario di quanto accadeva in passato, non dovranno programmare da subito tutto l’importo, ma avranno una quota del 25% che potrà essere assegnata successivamente. Intanto ieri è stato pubblicato un documento della Commissione che espone il riparto delle risorse. L’Italia, nel settennato, sarà ilquarto beneficiario dei fondi europei e riceverà 86,6 miliardi di euro, dopo la Polonia (123,3 miliardi), la Francia (90,1 miliardi) e la Spagna (88,1 miliardi). La Germania otterrà invece 68,4 miliardi.