La sinistra non ha mai rotto con GregantiLa rete rossa per pescare nell'Expo

di Nicoletta Orlandi Postidomenica 18 maggio 2014
La sinistra non ha mai rotto con GregantiLa rete rossa per pescare nell'Expo
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Primo Greganti, il “compagno G”, l’ex funzionario del Pci arrestato giovedì scorso assieme ad altre sei persone nell’inchiesta milanese con al centro anche alcuni appalti dell’Expo 2015, è la Primula Rossa del centrosinistra. Un uomo capace di addossarsi tutte le colpe, non accusando mai il partito, «un uomo di granito», dissero ai tempi di Tangentopoli, da lui mai una parola. Il compagno G appare e scompare che il partito si chiami Pci, Pds, Ds o Pd, alternando presenze a viaggi proficui per incontrare imprenditori a Cuba o in Cina. Ultimamente sembra essere apparso e scomparso anche dai terminali di Palazzo Madama. «Ieri (martedì ndr.)», racconta il senatore del Movimento a 5 stelle, Michele Giarrusso, «è successo un fatto gravissimo ed inaudito. Dopo che un senatore aveva richiesto di conoscere gli accessi di Primo Greganti agli uffici del Senato, il sistema informatico si è improvvisamente bloccato. Quando ha ripreso a funzionare, non risultavano tracce di ingressi in Senato di Primo Greganti». Il capogruppo del M5S in Senato ha fatto sapere che a breve chiederà un’inchiesta «per verificare cosa sia successo nella giornata di ieri» e «come sia stato possibile che Greganti entrasse in Senato senza che i suoi ingressi venissero registrati», visto che «la Guardia di Finanza pedinando Greganti, aveva appurato e documentato come ogni mercolediì questi si presentasse in Senato». Dal Senato negano «non risultano accrediti a nome Greganti». La liason tra Greganti e la sinistra risale ai primi anni della gioventù di Primo. Nato a to a Jesi (Ancora) nel 1944 da una famiglia contadina,Greganti è torinese di elezione. A 14 anni abita all’ombra della Mole, dove presto comincia a lavorare alla Fiat come operaio e a maturare una passione politica che lo porta ad entrare nel Pci, di cui diventa funzionario amministrativo della Federazione subalpina. Nel 1989 sposa la linea di Achille Occhetto e il progetto del Pds. Sempre lontano dai riflettori. Fino al 1993 e alle manette. Il nome di Greganti comparve in diverse indagini come, per esempio, quella sulla Eumit, una società di import-export sospettata di finanziare occultamente il Pci. Mai, in nessuna occasione circostanza, il Greganti pronunciò una parola che potesse portare al coinvolgimento di un politico. Arrivarono le sentenze e anche un patteggiamento: «Non ero colpevole», spiegò qualche anno dopo, «ma avevo i conti in rosso, un’azienda distrutta e dovevo ricominciare a lavorare». Alla fine riaprì una nuova attività di consulenza industriale. Restando fedele alla linea della maggioranza del partito: prese infatti la tessera del Pd, ed è stato iscritto al circolo di San Donato (To) fino a qualche giorno fa, quando gli hanno sospeso l’iscrizione «lo prevede il codice etico del partito». Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ha promesso di far piazza pulita dei «ladri», però di Greganti praticamente non sa nulla: «Dire che Greganti è della mia area ci vuole fantasia. Un nome del ’93 dell’era Tangentopoli». Nelle intercettazioni si parla di contatti tra Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd, e il compagno “G”. Bersani smentisce «non vedo Greganti da anni». Eppure Greganti c’è anche nel 2001, quando tira le orecchie ai Ds travolto dalle intercettazioni per lo scandalo Unipol-Bnl «basta piagnucolare contro la stampa». Sei anni dopo, ospite della trasmissione di Piero Chiambretti “Markette” dichiara «Ho sempre fatto attività per il partito e mi auguro di poterlo fare ancora per il Pd».. Qualche giorno, prima riporta Panorama, nel numero in edicola oggi, «il Compagno G cavalca l’ultimo congresso dei Ds a Firenze, l’indomani Luca Telese scrive sui Il Giornale “Il più applaudito e baciato, fra i delegati, agli stand è Primo Greganti». Mentre il “Compagno G” tace nella sua cella del carcere milanese di Opera, le intercettazioni, seppur non copiose, parlano per lui. Gli inquirenti sono sicuri che Greganti abbia continuato a manovrare. L’ex funzionario del Pci, secondo i pm, era indispensabile per le attività illecite della “cupola”, perchè «legato al mondo delle società cooperative di area Pd». E avrebbe svolto, inoltre, una «fondamentale opera di “copertura” e “protezione” nell’area politica «di riferimento». Stando agli atti dei pm, infatti, Greganti, ad esempio, sarebbe riuscito a piazzare un suo uomo nella Commissione aggiudicatrice della gara d’appalto per l’Expo relativa alle “architetture di servizi”, pilotata a favore dell’imprenditore Enrico Maltauro. E quest’ultimo avrebbe versato una «stecca» da almeno 600mila euro, poi spartiti tra Greganti e gli altri soci. di Chiara Pellegrini