"Il futuro del calcio dipende da un cambiamento radicale, da programmi molto più precisi. Già il fatto che ci sia un’atmosfera così è una mezza sconfitta, vediamo se entro l’11 agosto la sconfitta diventa intera". Gianluigi Buffon lo dice così, senza mezzi termini, il caso Tavecchio l'ha deluso. E non tanto per la battutaccia sulle banane "Quella frase è e resta infelice, poi è stata strumentalizzata ma non è quella a essere determinante". L'analisi - Buffon non ci casca, non resta in superficie, al contrario cerca di analizzare in profondità e con tutta la flemma del caso il futuro della federazione. In una lunga intervista concessa a La Stampa, Giulia Zonca lo incalza: "Tavecchio ha come minimo dimostrato di essere un pessimo comunicatore. Lo considera bruciato?" e il portierone bianconero risponde con un analisi sofisticata, e difatti fa sapere che di tutta "questa diatriba quel che mi dà più fastidio è chi insiste a sostenere a priori qualcuno perché è convinto di avere aiuti in futuro. Se non cambia nulla da qui all’undici tutti noi dobbiamo sentirci collaborazionisti della deriva: giocatori, giornalisti e chiunque graviti intorno al calcio." E' chiaro che Buffon non sia il classico calciatore monosillabico, che a domanda risponde mugugnando: al contrario le sue le sue analisi sono estremamente chiare, limpide: "Levare certe poltrone e cambiare certe logiche di potere che ormai sfiniscono non può essere così complicato. In politica ci provano e nello sport pure". Al che la Zonca lo incalza definitivamente: "Si vede come politico?". "Chi lo sa, sarei autorevole perché la mia storia calcistica è importante e ho l’umiltà per capire che non basta. Servirebbe esperienza e tirocinio per non essere una marionetta in mano ad altri". Sagge parole.