In Formula 1 è un macinino a caffè, ma il marchio Ferrari non ha mai tirato tanto sui mercati del mondo. Merito dei paesi emergenti, come Cina, India e Russia, dove i "nuovi" miliardari amano circondarsi dei simboli del lusso occidentale. In Italia, però, complice la crisi di Ferrari se ne vendono sempre di meno. E se a Maranello possono far spallucce guardando al mercato globale, i concessionari delle rosse, e delle auto sportive in genere, piangono miseria. C'è qualcuno, però, che può piangere ai piani alti. E' il caso di Vincenzo Malagò, padre di quel Giovanni Malagò che è presidente del Coni. Come riporta il sito dagospia.com, la sua "Samocar", nota concessionaria di auto di lusso coi marchi Ferrari e Maserati con due saloni a Roma, uno Monterotondo e uno Prato, ha chiuso il 2013 con vendite in calo a 22,6 milioni rispetto ai 24,4 milioni dell’anno precedente. Malagò lamenta che questa stagnazione è stata causata dalle “disposizioni fiscali vigenti e dalla mancanza di interventi significativi per il rilancio delle vetture ad alte prestazioni”. Cioé: tutta colpa del superbollo e del redditometro che hanno sconsigliato l’acquisto di auto di lusso. E si appella nientemeno che al governo (cosa che non si sognerebbe di fare, non avendo la cosa alcun senso, se non avesse il figlio al piano più alto del Coni): “Per il mercato italiano non è sufficiente che la Ferrari sia stata riconosciuta come il brand più famoso al mondo. Per il rilancio è necessaria una ripresa dell’economia e che il governo prenda in seria considerazione i problemi del settore delle vetture ad alta prestazione che impediscono la ripresa delle vendite di un prodotto italiano apprezzato nel mondo”.