Foto di Damasco ieri. Nel senso di ieri 2 febbraio. Guardando questo materiale che un amico di Libero ( che per ovvie ragioni di sicurezza preferisce rimanere anonimo) ci ha eccezionalmente inviato (superando non poche difficoltà) sembra una città fuori dalla storia recente del Paese di cui è capitale. Una “’isola felice” , la cui immagine stride con il dolore e con la morte, con la distruzione e le atrocità che la Siria è costretta a vivere in questi ultimi anni. Se Aleppo e Homs praticamente non esistono quasi più, come numerosissimi altri centri urbani del Paese, ecco che a Damasco, o per lo meno tra le mura del centro, la vita scorre come se nulla fosse. Come se al di là della sua “Porta Romana” non fosse in atto una delle guerre più feroci e dimenticate della storia del Medio Oriente. Non solo non sembrano mancare i beni di prima necessità, ma nemmeno quelli “superflui”. Addirittura le pasticcerie del centro continuano a macinare chili del loro amato e tipico gelato al pistacchio. Siriane sciite, in barba all’estremismo, fumano narghilè aromatizzati alla mela e bevono coca - cola nei caffè del centro e bambini giocano spensierati tra le vie del quartiere storico incuranti del freddo che inizia a diventare pungente. Mentre l’Occidente finalmente sembra essersi svegliato dal disinteresse verso questo conflitto sanguinario, cercando di aprire in queste ore (ce la farà?) un corridoio umanitario ad Homs ( la città più colpita) per garantire salvezza almeno a migliaia di bambini e donne, ecco che a Damasco le ricche famiglie del regime continuano a fare shopping nel souk del centro. Contraddizioni di una guerra che molti credono non avrà facile fine e che vede in Damasco il baluardo di una dittatura prossima a riprendersi il potere. In questo Paese ormai non resta che scegliere il male minore : o Assad o le bombe dei terroristi estremisti. Quegli stessi, forse, che hanno rapito mesi fa il nostro Padre Dall’Oglio, per la cui liberazione ieri la chiesa dei gesuiti San Fedele a Milano ha fatto un intero pomeriggio di veglie e preghiere. A dimostrazione che con ogni probabilità solo Dio e un miracolo potrà salvarlo. Pochissimi gli occidentali in Siria in questo momento. Da segnalare la presenza di Terre des Hommes Italia, unica ONG italiana ad operare lì e con al momento alcuni nostri connazionali che rischiano la vita ogni giorno per dare assistenza ai siriani che non vivono nel centro di Damasco. Ma c’è la Siria vera. A raccontarcela l’unico italiano lì in questo momento: “Ciò che sta accadendo è contrario a qualsiasi principio di diritto umanitario, per cui chiediamo ai partecipanti dei colloqui di arrivare almeno a un accordo per favorire l’accesso di farmaci, cibo e altri beni di prima necessità nelle zone più colpite”, dichiara Bruno Neri, responsabile dei progetti in Siria di Terre des Hommes, attualmente unica ONG Italiana accreditata a operare in Siria. La situazione del mezzo milione di rifugiati palestinesi presenti in Siria è particolarmente critica, perché anche quando riescono a fuggire nei paesi confinanti viene negata loro l’accoglienza e il diritto d’asilo “E’ fondamentale quindi che si ponga fine ai respingimenti dei profughi palestinesi siriani al confine con i paesi limitrofi, divenuti la prassi negli ultimi mesi e venga data loro l’opportunità di potersi reinsediare altrove in attesa della risoluzione del conflitto, che purtroppo sembra ancora lontana”. Al momento Terre des Hommes opera nei campi palestinesi in Libano di Nahr al Bared, Ain El Hilweh, Al Buss, Rashidyah, Borj Ash Shemali e in altri cinque insediamenti informali palestinesi distribuendo aiuti umanitari a 11.200 profughi palestinesi provenienti dalla Siria, soprattutto bambini e mamme. Sono più di 50.000 i profughi palestinesi siriani registrati in Libano, mentre quelli in Giordania superano le 10.000 unità. L’impegno di assistenza alle vittime del conflitto siriano da parte di Terre des Hommes non si limita ai palestinesi. In Siria abbiamo aperto tre Case del Sole (centri di protezione e assistenza psicosociale) per 1.200 bambini a Tartous, Lattakia e As-Sweida. Inoltre, attraverso la Mezzaluna Rossa, continuiamo la distribuzione di aiuti umanitari anche a Hama e nelle aree rurali di Damasco. Si tratta per lo più di latte in polvere e in formula per neonati e bambini fino ai 3 anni, capi d’abbigliamento invernale e accessori. di Alberto Dandolo
