Palermo, 13 dic. - (Adnkronos) - Le mani delle cosche su lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria al carcere Ucciardone di Palermo. E' uno dei retroscena che emerge dall'operazione 'Eden', che stamattina ha portato, tra Palermo e Trapani, all'arresto di 30 persone, considerate fiancheggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro. Secondo gli investigatori, un funzionario tecnico del ministero della Giustizia, in servizio presso il provveditoratoro regionale del dipartimento Amministrazione penitenziaria di Palermo, Giuseppe Marino, avrebbe ricevuto delle tangenti per 'chiudere un occhio' sui ritardi nell'esecuzione dei lavori da parte dell'azienda 'Spefra srl', azienda riconducibile all'imprenditore Michele Mazzara, considerato vicino alla cosca di Mazara. Ritardi che avrebbero comportato per l'azienda pesanti penali da pagare. Ma Marino non è l'unico funzionario finito in manette oggi. Insieme a lui, infatti, nel maxi blitz antimafia è rimasto coinvolto anche Salvatore Torcivia, in servizio presso il provveditorato regionale del Dap di Palermo. L'uomo avrebbe avuto un ruolo nella turbativa d'asta manipolata sempre in favore della Spe.fra e realtiva a due diverse procedure per lavori all'Ucciardone. In particolare una di circa 44mila euro per la realizzazione di impianti di sicurezza ed un'altra di circ a 37mila euro per l'acciamento di impianti tecnologici.