L'ex-capitano della Nazionale italiana, Fabio Cannavaro, (quasi) vittima di un foto-ricatto. A rivelarlo è Pawel Giowine, teste del processo Ruby bis, che si sarebbe recato in procura a Roma per rendere dichiarazioni spontanee. Giowine, che lavorava nel settore casting, avrebbe raccontato ai pm come Imane Fadil, costituitasi parte civile nel processo, sarebbe stata indotta da un fotografo ad avvicinare Cannavaro assumendo pose provocanti, così da permettere al fotografo di scattare foto compromettenti. L'accusa - Si legge nel verbale reso da Giowine: "Imane Fadil mi riferì che al telefono l'aveva chiamata un noto fotografo di Milano che le aveva chiesto di partecipare alla festa di addio del noto calciatore". In questa circostanza, "si sarebbe dovuta avvicinare in modo particolare al festeggiato e ad altri calciatori presenti, nel chiaro tentativo di sedurli, così che il fotografo in questione avrebbe potuto fare degli scatti in pose compromettenti". La querela - Secondo il legale della giovane ragazza, però, questo è "l'ennesimo tentativo di screditare la ragazza e minare la sua credibilità", dichiarando l'intenzione di sporgere querela per diffamazione nei confronti di Giowine. Il verbale, rivela il pm Sangermano, "esiste". E aggiunge: "E' stato trasmesso al procuratore Ilda Boccassini che l'ha a sua volta trasmesso al procuratore Bruti Liberati che ha aperto un modello 45", ovvero un fascicolo che non prevede indagati né ipotesi di reato.