Franco Bragagna, storica voce Rai dell'atletica (e non solo) alle Olimpiadi l'aveva bollato un po' sprezzantemente come "piazzista". Fabio Caressa, telecronista di Sky 'prestato' per Londra 2012 al nuoto, c'era rimasto un po' male ma aveva evitato altre polemiche. Aveva confessato di sapere poco o nulla di vasche lunghe, stile libero e rana, anche se, scherzando, ha ricordato: "Da ragazzino, a 10 anni, ho fatto sette gare. Che comunque è più di quanto mai abbia fatto nel calcio". Più che la preparazione tecnica (ai commenti e ai dettagli ci pensano gli ex azzurri Cristina Chiuso e Massimiliano Rosolino) contano passione e coinvolgimento emotivo. E il buon Caressa, quello di "Andiamo a Berlino, Beppe" e delle notti magiche del Mundial tedesco di 6 anni fa, di coinvolgimento emotivo ne sta dimostrando fin troppo. Sarà stata l'amarezza per le delusioni natatorie, sarà stat l'inesperienza, ma finora l'ugola più celebre di Sky Sport non ne ha infilata mezza. Domenica, tanto per fare due esempi, ha iniziato con la finale dei 100 rana in cui era impegnato l'azzurro Fabio Scozzoli. Grandi attese, frustrate dal settimo posto finale. Il podio nell'ultima vasca è sempre apparso lontano, eppure Caressa forse per non far calare la tensione nei salotti italiani ha gridato al miracolo fino a una manciata di decimi dalla conclusione. "Lotta per il bronzo, lotta per il bronzo!", annunciava il telecronista salvo ricredersi al tocco d'arrivo, con un risultato deludente accolto con un enigmatico "fino agli 8 metri c'era". Ma il top l'ha raggiunto nell'evento forse più atteso dagli appassionati di nuoto azzurro, la finale dei 400 femminili con Federica Pellegrini. Durante i 4 minuti di gara Caressa non ha citato una sola volta la corsia in cui la campionessa di Mirano gareggiava (la prima), creando un effetto stordente sugli spettatori. Alla fine Fede è arrivata quinta e nella mente di alcuni tifosi saranno riecheggiate nella mente le parole di Bragagna: "Non puoi chiamare Fabio Caressa a commentare le gare di nuoto solo perché è famoso, è un insulto all'olimpismo".