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Referendum giustizia, la voce dell'avvocatura: perché votare Sì è un passaggio essenziale

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Il prossimo 12 giugno i cittadini saranno chiamati alle urne per votare i “Referendum sulla Giustizia Giusta” promossi dal Partito Radicale con la Lega. Potrebbe essere un’occasione per l’Avvocatura: ne sono convinti Antonino La Lumia e Simona Giannetti, due avvocati milanesi che fin dalle primissime fasi della raccolta delle firme hanno fermamente sostenuto la necessità di questa consultazione. 
Avvocato La Lumia, lei è Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Milano e anche Presidente del Movimento Forense: perché ritiene che i suoi colleghi dovrebbero andare a votare SÌ il 12 giugno? 
Il referendum è un’occasione imperdibile per l’Avvocatura, perché partecipando attivamente al voto dei quesiti possiamo aspirare a tornare ad essere parte attiva e responsabile negli ingranaggi della Giustizia. Alla forza dirompente dei quesiti ho creduto fin da subito, partecipando insieme a Simona Giannetti all’apertura della campagna del Partito Radicale davanti al Palazzo di Giustizia di Milano. Non solo, anche come Movimento Forense abbiamo condotto una mobilitazione nazionale, con la raccolta firme a settembre in tante nostre sezioni italiane.
Avvocato Giannetti, in questi giorni l’Organismo Congressuale Forense ha espressamente invitato l’Avvocatura al sostegno dei Referendum Giustizia Giusta: lei come Consigliere generale del Partito Radicale ha raccolto anche le firme degli avvocati a Milano?  
La campagna referendaria è partita il 2 luglio scorso e il primo gazebo fu aperto, non a caso, proprio davanti al Palazzo di Giustizia, perché questo fosse un segnale di invito per convincere l’Avvocatura. Eravamo insieme con Antonino La Lumia in quell’occasione: mi piace pensare che sia partita da lì questa nostra condivisione di intenti su un’Avvocatura più consapevole del suo ruolo e quindi più autorevole. Oggi sono contenta che l’Ocf abbia dato il suo contributo al buon esito dei referendum e, come penalista, che lo abbia fatto anche la giunta dell’Ucpi.
Avvocato La Lumia, anche oggi, dopo che i quesiti - cinque dei sei proposti, in quanto non ammesso quello sulla responsabilità civile diretta dei magistrati - hanno raggiunto il miraggio delle urne, ha intenzione di proseguire nel sostegno al voto del 12 giugno?  
Oggi ancora di più, come avvocati dobbiamo renderci responsabili di un cambiamento reale e non di mera facciata sull’ordinamento giudiziario, soprattutto dopo le vicissitudini, a cui abbiamo assistito negli ultimi tre anni anni a proposito delle vicende correntizie venute alla luce: inoltre, è necessario far fronte al silenzio della stampa sul voto del 12 giugno, che peraltro è stato contenuto in un solo giorno di chiamata alle urne.
Avvocato Giannetti, crede che la riforma Cartabia in fase di ultimazione possa incidere sull’esito del referendum?  
Certamente. La riforma incide nel senso che il referendum diventa oggi ancora più necessario sul fronte dell’effettiva autonomia e indipendenza tra potere giudiziario e politica per il tramite del sistema delle correnti. Basti pensare alle vicissitudini del sistema elettorale, che è passato dal sorteggio a un binominale con piccoli collegi. Una scelta legislativa che si profila il trionfo del correntismo e che renderebbe anzi più difficili le candidature indipendenti, che invece sono oggetto di uno specifico quesito nel referendum - quello sull’eliminazione della lista di sostegno per candidarsi al Csm, per intenderci. Per non parlare dello sciopero indetto dal sindacato delle toghe, ANM, contro una riforma che proviene dal potere conferito dalla Costituzione al legislatore: un atteggiamento questo che lascia perplessi, ma che si inserisce perfettamente in una concezione proprietaria della giustizia da parte della magistratura. È in questo contesto che l’avvocatura, con il suo voto al referendum, ben potrebbe riprendersi un posto e una voce sui temi in cui spesso si dimentica che è parte necessaria.
Rispetto alla riforma Cartabia come sono i quesiti, Avvocato La Lumia?
I temi referendari sono molto precisi: penso, ad esempio, a quello sul diritto di voto degli avvocati nei consigli giudiziari. I consigli giudiziari oggi prevedono il solo diritto di tribuna, ma con la riforma è previsto che il voto all’avvocato, che vi siede, sia ratificato dal suo Ordine di appartenenza. Ecco questa previsione pare sottendere a un certo e non velato sospetto che l’avvocato potrebbe vendicarsi del magistrato di turno da valutare: solo per questa ragione gli avvocati dovrebbero precipitarsi a votare anche per rivendicare il loro ruolo e la loro autorevolezza.
Avvocato Giannetti, si può dire che anche gli altri temi dovrebbero essere votati dagli avvocati come un’occasione imperdibile? 
Eccome. Quello forse più di rottura è il quesito sulla separazione delle funzioni, che mira a finalmente interrompere, almeno sul piano della formazione e delle carriere, la condivisione della giurisdizione in capo ai magistrati sia dell’accusa che della difesa. È proprio per l’alto livello di rilevanza dei temi in gioco coi quesiti, che la partecipazione attiva al referendum da parte dell’Avvocatura significherebbe finalmente una presa di posizione.
Avvocato La Lumia, Lei sta guidando una lista di candidati per le elezioni dei delegati del foro di Milano al Congresso Nazionale Forense. Come si inserisce questa battaglia di Giustizia Giusta nella sua esperienza forense e in questo progetto di lista?
La lista Fare Avvocatura, in cui è candidata anche Simona Giannetti, è un progetto di rappresentanza per gli avvocati milanesi, che parte dalle prossime elezioni di fine maggio dei delegati al Congresso Nazionale Forense. Siamo in trenta avvocate e avvocati: ognuno di noi ha esperienza istituzionale o di associazioni, che si occupano dei diversi rami della giustizia. Il nostro è un disegno di lungo respiro che mette al centro finalmente anche i giovani: dall’accesso alla professione e sua tutela economica, anche attraverso l’agevolazione di creazione di nuove competenze, fino agli interventi sui principi del giusto processo con iniziative critiche al piano del PNRR e necessarie per garantire il contraddittorio effettivo. Questo è il programma: ecco perché il sostegno al referendum è uno dei punti essenziali per quello che ho definito “lungimiranza”. Quella di Fare Avvocatura è la visione degli avvocati che vogliono conoscere il presente, ma anche guardare al futuro, con la coscienza di prendere sempre una posizione. 
 

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