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Operazione verità e politici competenti l'unica ricetta per ridare credibilità alla politica. L'analisi di Andrea Pasini

Andrea Pasini
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C’è una bella canzone di Lucio Dalla dal titolo ‘Anna e Marco’, un brano del 1979 che fotografa plasticamente l’inquietudine dei giovani di periferia, con Anna che vede i suoi sogni relegati in un’esistenza insipida ai confini della periferia di una città.

Quelle periferie cantante a fine anni ‘70, celebrate da Pasolini, non sono cambiate di  molto. Nella sostanza rimangono un parcheggio di umanità repressa e abbandonata.

Nella tornata elettorale delle amministrative conclusasi qualche giorno fa, l’astensionismo ha superato il 50%, si sono toccate punte di non voto anche del 60%. Per leggere questo dato occorre depurare il ragionamento da argomentazioni di filosofia politica e guardare in faccia la cruda realtà: circa il 60% degli elettori non crede più nelle istituzioni e nella politica e quando non la ignora, la critica nelle piazze o sui social.

La continua crescita dell’astensione equivale a un preavviso di sfratto a tutta la politica italiana, da sinistra a destra, passando, come si è visto in queste elezioni amministrative, anche da movimenti vari come quello dei 5 stelle che da salvatori della patria si sono dimostrati forse anche peggio della vecchia politica che volevano combattere. 

È sempre più evidente che i rappresentanti del popolo (se cosi ancora si possono definire) amministrano il potere politico con una delega conferita da sempre meno cittadini, finendo così per non rappresentare, come dovrebbero, la maggioranza della popolazione.

La maggioranza oggi, è infatti costituita da coloro che non votano, un partito “dell’astensione” che ha tanti elettori in dissenso con tutto ciò che la politica rappresenta oggi. L’elettorato si sta dimostrando stanco delle prese di posizione della nostra classe politica, dalle continue grida anti tutto della sinistra al populismo, dal “tutto il contrario di tutto” alle continue liti della destra.

I cittadini non trovano più ragione di appassionarsi alla politica, anzi, per usare un termine forse un po’ crudo, oggi ne sono disgustati. Sempre più italiani sono nauseati dalla politica e dai suoi leader che guidano i partiti politici senza alcuna distinzione di colore.

Il lockdown, il green pass, il Pnrr, sono alcune delle parole che siamo stati costretti a sentire ogni secondo su ogni canale televisivo, su ogni giornale in pratica dappertutto per troppo tempo. Pronunciate da politici tuttologi, sempre uguali, accompagnati dalle stesse figure che ormai hanno sostituito alla loro vera professione quella del commentatore onnipresente e poco credibile che si alterna con i modelli grotteschi di maggiorate e bellocci dallo sguardo vuoto nei vari programmi di intrattenimento. In pratica il nulla cosmico.

Fuori dalla finestra c’è la realtà della periferia, spazzatura ovunque, strade dissestate, mezzi pubblici diroccati e inefficienti, disoccupazione e disperazione sociale, abbandono, criminalità, degrado, sempre più giovani con problemi psicologici, aziende e attività commerciali che continuano a chiudere,
Inflazione e speculazione volate alle stelle  ed ora anche la siccità .

La desertificazione morale e sociale ha travolto quei concittadini tanto che si percepisce una barriera quasi fisica tra alcune zone del centro e le aree perimetrali esterne delle città. La presenza dello Stato in quelle zone ha il sapore dello stato di emergenza con presidi (scuole, municipi, stazioni dei Carabinieri) che assomigliano al Fort Apache dei vecchi film ambientati del Far West.

Non c’è da meravigliarsi, quindi, che alle urne in periferia non ci sia andato che qualche pensionato nostalgico, magari antifascista per memoria di quegli anni ‘70 in cui il comunismo lontano dal potere si scontrava con antagonisti di destra.

Diverso il discorso per le zone più “borghesi”, quelle centrali delle città, dove l’astensionismo ha motivazioni diverse, la percezione dell’inutilità del voto amministrativo, nella consapevolezza che il potere è costretto e omologato al pensiero unico e che lasciar vincere quella parte politica, tutto sommato mantiene lo status quo e consente la speranza che quei limitati privilegi borghesi si perpetuino.

In questo quadro c’è poco da festeggiare per la politica. Mentre ascoltiamo sgomenti alle buffe dichiarazioni dei leader di sinistra e di destra che festeggiano ognuno a modo suo una vittoria alle elezioni amministrative appena svolte che nella realtà non esiste, il paese reale assiste invece impotente  al disastro economico in corso che continua a mietere vittime e ridurre la prospettiva del futuro di sempre più ampie fasce di popolazione.

Allora il preavviso di sfratto si trasformerà in sfratto esecutivo molto a breve per l’attuale classe politica e non basteranno le povere Forze dell’ordine usate come scudi umani per difendere i palazzi del potere, dove risiedono quelle persone che poi sono i primi a criminalizzarle, attaccarle e punirle quando gli fa comodo. Non saranno sufficienti per difendere una politica di palazzo sempre più distante dalla realtà. Sottolineo che non mi auguro assolutamente che possa concretizzarsi una rivoluzione, ma in questa particolare situazione di profonda crisi economia e sociale ci troviamo difronte ad una vera e propria pentola a pressione sociale pronta ad esplodere se con la massima urgenza la politica non fa qualcosa di concreto per fermare questa emorragie economica e valoriale. 

La soluzione per invertire la degenerazione involutiva della nostra democrazia passa per un ricambio urgente dei leader politici e della classe dirigente evolvendo verso figure più sensibili alla realtà drammatica del nostro Paese, a persone più preparate, capaci, autorevoli e che nella vita abbiano fatto qualcosa di concreto. Basta con gli improvvisati amici degli amici totalmente incapaci e pure arroganti e presuntuosi. Basta con questa classe dirigente che palesemente non è in grado di affrontare la delicata situazione in cui ci troviamo.

La politica ha poco tempo per cambiare passo, prima di trovarsi assediata nei palazzi del potere ed essere scaricata dalla comunità internazionale, perché totalmente incapace di governare seriamente il paese. Serve inclusione reale e coinvolgimento serio delle donne e degli uomini italiani capaci e competenti, smettendo con quell’atteggiamento autoreferenziale e saccente che ha contraddistinto la politica negli ultimi anni. Di fatto distruggendone la credibilità. 

Ciò che è inaccettabile e illogico è che maggioranza e opposizione siano parimenti responsabili di questa situazione. Dov’è la politica? È arrivato il momento della professionalità e di una nuova fase politica che chiamerei "operazione verità”. Agli elettori la politica deve dire la verità e fare ciò che promette. In pratica è molto semplice bisogna promettere meno e mantenere di più. E promettere ciò che realmente si può attuare. Programmando un arco temporale nel quale realizzare i progetto proposti. Al popolo va detta la verita’. Probabilmente nel breve percorso non porterà risultati in termine di consenso elettorale ma in un percorso di medio lungo raggio sicuramente porterà beneficio concreto al paese e di conseguenza anche un beneficio elettorale a chi sceglierà questo tipo di strategia politica. Altrimenti non ci si meravigli se in futuro l’astensionismo crescerà ancora di più.

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