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Gianni Vittorio Armani di Iren: "Al Nord né pioggia né neve, le conseguenze in estate"

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Nel nord del Paese non piove e ha smesso di nevicare e le conseguenze si faranno sentire in estate. Ne parliamo con Gianni Vittorio Armani, amministratore delegato di IREN, la multi utility italiana di elettricità, gas e servizi idrici. 

Vedere il Po in secca e osservare le montagne dell’arco alpino senza neve colpisce e preoccupa sempre di più. Quanto sono gravi le conseguenze del cambiamento climatico?  
"In effetti la situazione è molto critica e anche i nostri bacini idroelettrici, che sono i serbatoi di raccolta dell’acqua, si trovano ora ai minimi storici. E mi lasci dire che è certo che la neve accumulata sull’arco alpino che si scioglierà in primavera non riuscirà a riportarli ai livelli normali. A questo aggiungiamo che le piogge quest’inverno, in particolare nel Nord Ovest, nonostante le recenti precipitazioni, sono state il 50% più basse della media storica e questo è un altro segnale molto critico. La regolarità con cui questi eventi si sono verificati negli ultimi anni è sicuramente il segnale evidente di un clima che sta cambiando rapidamente, al quale dobbiamo far fronte cercando le più efficaci soluzioni a beneficio di tutto il Paese".
 
Quali sono i rischi che corriamo quest’estate?  
"Dal punto di vista dell’approvvigionamento di acqua potabile i possibili rischi per ora sono limitati. Tuttavia, come è successo l’anno scorso, il settore dell’agricoltura potrebbe risentire della scarsità delle precipitazioni in modo molto significativo, in particolare al Nord, oltre a subire un deciso aumento dei costi legati all’approvvigionamento di acqua per l’irrigazione, quale diretta conseguenza della crisi energetica che tutta l’Europa sta vivendo. In questo stesso contesto di crisi energetica, poi, la scarsità di acqua ridurrà la disponibilità di energia idroelettrica, ma anche la portata dei fiumi, in particolare il Po, che è un elemento fondamentale per il raffreddamento degli impianti delle centrali termoelettriche che garantiscono la sicurezza del nostro sistema energetico. La concomitanza di crisi idrica ed energetica rischia quindi di avere impatti rilevanti sul 2023".
E che cosa possiamo fare per affrontare queste crisi che ormai sembrano sistematiche? 
"Il nostro Paese deve fare uno sforzo molto importante per accelerare gli investimenti sulle reti idriche. Si pensi innanzitutto che in media le nostre reti perdono oltre il 40% dell’acqua accumulata nei bacini e che viene pompata dalle falde sotterranee. L’Italia sconta un ritardo fortissimo negli investimenti sulle reti idriche: per questo ritardo vi sono varie ragioni, ma quella principale è l’assenza in molte aree della penisola di aziende in grado prima di finanziare e poi di realizzare i progetti necessari. Le Utility dell’acqua come Iren possano dare un contributo importante per colmare questo gap infrastrutturale, anche se i problemi principali si registrano sull’approvvigionamento idrico nel settore agricolo".
Si spieghi meglio. 
"Mentre per l’approvvigionamento dell’acqua potabile abbiamo avviato un processo di riordino e rinnovamento, anche grazie al contributo dell’autorità di regolazione che attraverso le tariffe ha garantito il finanziamento di piani di investimento, nel settore agricolo le infrastrutture necessarie fanno affidamento in massima parte a contributi pubblici o a iniziative private, che al momento sono largamente insufficienti per far fronte alle necessità. Il risultato è che oggi questo settore fondamentale deve fare affidamento su infrastrutture che per la gran parte sono state realizzate nel secolo scorso, hanno uno scarso livello di manutenzione e registrano perdite molto significative anche maggiori del 40% che si registra per la distribuzione di acqua potabile". 
Quindi quali soluzioni vede per il settore agricolo?  
"E’ necessario un piano di investimenti importante che ripristini l’efficienza dei canali di raccolta dell’acqua e di irrigazione, che sono prevalentemente a cielo aperto, e la realizzazione di bacini di raccolta dell’acqua che garantiscano delle riserve per il periodo estivo, anche nel caso in cui i periodi di siccità siano prolungati come in questi ultimi due anni. Oltre a questo, anche il riutilizzo delle acque depurate può essere una risorsa importante che ad oggi, per mancanza di controlli sistematici e di norme adeguate,non viene sfruttata. Sicuramente il PNRR può dare un contributo al rilancio degli investimenti necessari nell’agricoltura, ma anche in questo settore è necessario ragionare in modo organico, identificando dei concessionari che realizzino gli investimenti a fronte di una remunerazione tariffaria che favorisca un uso più responsabile delle risorse idriche, anche attraverso l’uso di tecnologie digitali che migliorino la resa dei campi". 
In alcune regioni abbiamo anche assistito a fenomeni atmosferici estremamente violenti, con piogge torrenziali in grado di devastare il territorio, come nel caso di Ischia.  
"Le mutazioni climatiche in effetti fanno registrare frequenze di piogge inferiori, ma alternate a episodi di precipitazioni di intensità a volte estrema, come nel caso che lei ha citato. Questo porta all’urgente necessità di far fronte a condizioni di dissesto idrogeologico, che in Italia sono molto diffuse e che nel tempo si sono aggravate per l’abbandono della manutenzione su buona parte del nostro territorio". 
Che ne è stato dei fondi stanziati per superare i problemi idrogeologici? 
"Il paradosso è che, in questo caso, i fondi stanziati negli anni dai diversi governi e dalle regioni restano in larga parte inutilizzati, prevalentemente a causa della mancanza di capacità di progettazione e di messa a terra delle opere necessarie. In molti casi non si parla di grandi opere, ma di numerosi piccoli interventi, diffusi su tutto il territorio, che però necessitano di strutture organizzative in grado di programmare, appaltare e realizzare i progetti in modo sistematico. La pubblica amministrazione, dopo anni di impoverimento professionale, non è più in grado di farsi carico del programma di investimenti necessario. Iren, che è una società profondamente legata al territorio, ha iniziato a proporsi come partner delle amministrazioni locali per affrontare anche questa criticità. Ne è un esempio l’accordo che abbiamo sottoscritto già un anno fa con il Comune di Livorno per progettare e realizzare le opere necessarie a limitare le conseguenze gravissime degli allagamenti che si sono verificati negli anni scorsi".
Al Sud questi fenomeni sembrano essere particolarmente devastanti 
"Il Mezzogiorno richiederebbe interventi strutturali in numerosi campi, ma ancora una volta è la gestione delle reti idriche uno degli ambiti strategici sui ci si dovrebbe subito concentrare. Inoltre, lo spopolamento progressivo, conseguenza anche della mancanza di opportunità lavorative, rende particolarmente urgente intervenire. Peraltro, il Sud, per la prima volta nella storia del nostro Paese, ha oggi l’opportunità di rilanciare il proprio sviluppo sfruttando il vantaggio competitivo che può derivare dall’energia a basso costo che viene garantita dalla produzione da fonti rinnovabili, fotovoltaico e eolico in particolare". 
Cosa intende?  
"L’energia a basso costo può essere un fattore competitivo molto importante per attrarre nuove iniziative produttive in grado di generare consistenti impatti sullo sviluppo infrastrutturale e sull’economia dell’area. Per poter cogliere questa grande opportunità è però fondamentale che venga creato dalle istituzioni il giusto contesto infrastrutturale e professionale. In particolare, è necessario creare uno zoccolo di aziende sane, partendo ad esempio dai servizi essenziali di pubblica utilità come le reti idriche, che mettano a disposizione e sviluppino le professionalità necessarie per attrarre le iniziative imprenditoriali e i capitali che occorrono per realizzare gli investimenti".
Ci faccia un esempio per favore. 
"Iren, ad esempio, ha avviato dallo scorso anno collaborazioni in Sicilia e in Calabria per lo sviluppo delle reti idriche, con l’obiettivo di costituire delle utility locali in grado di garantire livelli di servizio simili a quelli delle regioni del Nord, sia sulle perdite di rete sia sulla depurazione dell’acqua. Complessivamente sono progetti che possono attrarre diverse centinaia di milioni di euro di investimenti e creare notevoli opportunità di occupazione sul territorio, come dimostrano le oltre 2.000 nuove assunzioni realizzate da Iren negli ultimi due anni, con numerose ed evidenti ricadute positive sul benessere delle persone e sull’economia reale". 
 
 

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