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Maurizio Casasco: "Superare il meccanismo del payback per evitare ripercussioni sulle imprese"

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I parlamentari Casasco, Cappellacci, Benigni e Patriarca impegnano il governo a cambiare il meccanismo del payback. La proposta è chiara: "In un’ottica programmatica è necessario superare il meccanismo del payback per le annualità dal 2019 e seguenti, al fine di scongiurare sia ripercussioni fortemente negative soprattutto per piccole e medie imprese, molte delle quali rischierebbero di non poter proseguire la propria attività, sia per le conseguenze altrettanto negative che si verrebbero a produrre per le strutture del servizio sanitario nazionale".

E i motivi di questo intervento proposto da Maurizio Casasco e da altri parlamentari chiamano in causa la capacità di spesa delle Regioni: "Per effetto di questa disposizione normativa, le regioni si sono viste limitare il potere di programmazione dell'acquisto di prestazioni dalle strutture accreditate; queste ultime, a loro volta, hanno dovuto subire un limite alla loro possibilità di erogare prestazioni, indipendentemente dal fabbisogno regionale; durante la pandemia, il legislatore è intervenuto più volte in deroga espressa al suddetto limite di spesa, a dimostrazione che questo meccanismo provoca un blocco di prestazioni a discapito della salute dei cittadini; la crisi sanitaria ha avuto e continua ad avere effetti dirompenti sulla salute pubblica e sull'accessibilità alle cure dei pazienti: la ciclica sospensione delle prestazioni considerate differibili e non urgenti ha acuito fenomeni gravi – bassa aderenza terapeutica, liste d'attesa, mobilità passiva non fisiologica, rinuncia alle cure – che già affliggevano il Servizio sanitario nazionale; benché negli ultimi anni il Fondo sanitario nazionale sia aumentato in modo consistente, tale aumento non ha prodotto alcun effetto sugli acquisti delle prestazioni da privato accreditato, come invece avvenuto per la spesa farmaceutica per la quale gli incrementi del Fondo, introdotti nel corso dell'emergenza pandemica dai vari decreti legge adottati, ha percentualmente inciso, in aumento, sui tetti per essa previsti; viceversa, il «tetto» imposto alla componente di diritto privato del Servizio sanitario nazionale è ancorato ad un dato storico, rimasto pressoché immutato; il superamento del tetto, inoltre, è stato richiesto dalla Commissione salute della Conferenza delle regioni e province autonome di Trento e Bolzano nel documento inviato al Ministero della salute e diffuso a mezzo stampa lunedì 7 novembre 2022, dove si legge: «Questi tetti di spesa sono stati definiti nell'anno 2012 e non sono più compatibili con l'attuale fase di gestione dell'emergenza da COVID-19, di recupero delle prestazioni sanitarie rinviate durante la pandemia, di attuazione delle misure di qualificazione e consolidamento del Servizio sanitario nazionale. Queste attività, infatti, comportano politiche espansive della spesa sanitaria che, stante le difficoltà di poter disporre delle necessarie risorse umane, richiedono il coinvolgimento degli erogatori privati accreditati".
 

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