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Dolore cronico, "malattia di genere" responsabie di patologie cardiache, diabete, depressione

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Diversi studi scientifici hanno dimostrato che lo stress e il dolore cronico possono avere un impatto negativo sulla salute, favorendo e/o aggravando patologie a lungo termine come malattie cardiache, diabete e depressione. 
“Inoltre – sottolinea Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità – lo stress e il dolore cronico possono anche influire sulle funzioni cognitive e sulla capacità di concentrarsi e prendere decisioni”. Il problema è che l'accesso alle terapie di sollievo dal dolore varia a seconda della regione e della conoscenza che ciascuno ha circa il mondo della sanità. Per di più, la stigmatizzazione e la mancanza di conoscenza sulla gestione del dolore possono impedire alle persone di cercare il sollievo di cui hanno bisogno. 
È questo il tema della conferenza stampa “Giornata Nazionale del Sollievo 2023” - organizzata da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Angelini Pharma - in corso a Roma, presso l’Hotel Nazionale, in piazza di Monte Citorio 131.
“Oggi quando le politiche sanitarie affrontano il tema della cronicità non possono non tenere conto del ‘dolore cronico’, un tema che impatta gravemente sulla salute di milioni di cittadini  italiani con ricadute enormi sia di carattere sociale, sia di carattere organizzativo su tutto il sistema sanitario nazionale”, conferma Michele Sofia, Direttore Sanitario ATS Bergamo. “Si rendono indispensabili nuove azioni di salute pubblica mirate al consolidamento nei territori delle Reti Locali di Terapia del Dolore”. 

 

FORTI DISUGUAGLIANZE NELL’APPLICAZIONE DELLA LEGGE 38 DEL 2010

“Sullo sfondo del concetto di eubiosia, la vita in dignità del paziente oncologico che ANT si impegna a tutelare da 45 anni, lo sforzo volto a garantirgli assenza di dolore che può essere fisico ma anche psicologico, sociale e spirituale, ricopre per noi un ruolo centrale”, spiega Raffaella Pannuti, Presidente di Fondazione ANT. “A 13 anni dall'entrata in vigore della Legge 38 del 2010, che ha avuto il merito di dare un forte impulso alla cultura delle cure palliative in Italia, esistono però ancora forti disuguaglianze nella sua applicazione. Che una più sinergica e continuativa integrazione tra terzo settore e reti territoriali di cura può certo contribuire a risolvere”.

 

FONDAMENTALE LA PRESA IN CARICO VELOCE E L’APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA 

“Il dolore non trattato, oltre che una patologia, rappresenta un costo per la società in termini di perdita di giornate lavorative”, puntualizza Pasquale Buonanno, Ricercatore e Docente di Terapia Antalgica e Anestesiologia, Università degli Studi di Napoli Federico II. “Non parlo solo di assenteismo ma anche di presenteismo perché un paziente con dolore, anche se va al lavoro, sicuramente rende molto meno. Da qui la necessità della presa in carico precoce e dell’appropriatezza prescrittiva. Ricordo infatti che l’inappropriatezza prescrittiva causa non solo ritardi dal punto di vista della cura e del sollievo dal dolore, ma rappresenta anche un peso economico per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). E questo riguarda farmaci ampiamente utilizzati nella terapia antalgica, come per esempio gli antiinfiammatori e gli oppioidi”. 

 

CURE PALLIATIVE: IL PANORAMA È CAMBIATO

Per Federico Casale, Segretario Generale Antea, il panorama delle Cure Palliative è notevolmente cambiato. “Antea ha assistito negli anni oltre 30.000 persone e la netta preponderanza delle persone affette da patologie oncologiche è sempre stata un fatto certo”, afferma Casale. “Le persone affette da patologie neurodegenerative, cardiologiche, o genericamente non oncologiche, hanno rappresentato per anni pochi punti percentuali arrivando, oggi, a superare il 40% delle richieste pervenute in hospice. Una variazione importante che manifesta in modo inequivocabile la necessità di aggiornare l'approccio e la gestione per fronteggiare le sfide che questo nuovo panorama ci impone di affrontare”. 

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