Ermanno Olmi e quella chiacchierata con Valentino Rossi
Ermanno Olmi era stimato come uomo e come regista. Lo amavano tutti, per la sua forza e quel candore che gli veniva dal mondo contadino che aveva sempre raccontato. I suoi film sono indimenticabili lezioni di vita, che si confrontava con quella parte di realtà non effimera. Durante la sua carriera ha ritirato molti premi importanti, senza mai cambiare il suo stile semplice e autentico. Leone d'Oro alla Carriera al festival Venezia nel 2008, Palma D’oro nel '78 al festival di Cannes per “L'albero degli zoccoli”, tanto per citarne alcuni. E poi, tanti film di successo, tra cui: “La leggenda del Santo bevitore, 1988”; “Il mestiere delle armi, 2001”; “Cantando dietro i paraventi, 2003”; “Tickets, co-regia con Abbas Kiarostami e Ken Loach, 2005”; “Cento Chiodi”, del 2007. Mentre girava ero sul set insieme ad altri colleghi nella campagna bolognese. Olmi era attento, gentile, ma mai distratto da noi giornalisti. Aveva il senso del dovere, un sentimento che oggi è quasi svanito. Il protagonista era Raz Degan e la storia sorprendente. Al premio Film Impresa, presieduto da Giampaolo Letta e di cui è direttore artistico Mario Sesti, è stato presentato un docu-film inedito di Olmi: “L'EROE E IL MITO”, girato nel 2010. È una lunga intervista che il regista ha fatto al campione del mondo VALENTINO ROSSI. Ottime le scene girate sui circuiti, filmate durante le corse. Olmi il bergamasco, l'idolo delle persone perbene e deceduto prima di poter definire gli ultimi ritocchi di questo film, ha ricordato Mario Sesti. Ne parliamo con la figlia Elisabetta Olmi, una donna splendida:
Suo padre ha sempre filmato sul grande schermo i sentimenti forti. In questo film inedito perché ha scelto l'eroe delle due ruote?
“Era appassionato di motociclismo, ma soprattutto dell’eroe Valentino”.
Valentino Rossi, pur essendo campione del mondo è rimasto un ragazzo timido. Per suo padre è stato difficile convincerlo a fare il film?
“No, anzi gli ha dato la massima disponibilità anche sul racconto delle protezioni che usavano prima di iniziare le gare. Le ha sempre testate, erano i prototipi della Dainese. Forse è grazie a queste protezioni che durante un incidente alcuni si sono salvati la vita”.
Quando è cominciata questa amicizia tra suo padre e Rossi?
“Mio padre diceva che la vita è come un viaggio in treno. Amava il suo lavoro che faceva con grande impegno. Aveva in mente di raccontare questa storia, così un giorno è andato a Riccione e lo ha incontrato. Ermanno era a proprio agio, Valentino che è un ragazzo serio, ha sentito subito che se Olmi era li, è perché lo stimava”.
Nel film, c'è anche un momento di emozione da parte di Valentino Rossi, alla fine di una gara.
“Rossi è un campione che non si vergogna di mostrare le proprie lacrime, anche quando da il meglio di sé”.
So che spesso suo padre improvvisava anche sul set, giusto?
“Non aveva mai un copione definitivo, coglieva l'attimo, si guardava intorno”.
Anche Valentino Rossi ha colto l'attimo, cambiando la Honda con la Yamaha... Però si è dato un obiettivo, quale?
“Si è adeguato, quando le cose sono cambiate. La cosa più bella, è che oggi è diventato padre”.
A proposito di padri, nella vita privata suo padre com'era?
“Un papà molto attento, che è sempre vissuto con i valori in cui ha creduto. Venivano da lontano, erano la famiglia, l'amicizia e il lavoro. È un padre che ha lasciato un bagaglio importante, ma difficile da portare, Se ci soffermiamo troviamo molte risposte, sulla vita e sul valore della terra. Oltre all’amore è ciò che ci ha trasmesso. Sono fiera di lui”.