Cedolare secca: cosa accade se l'inquilino è una società

venerdì 23 maggio 2025
Cedolare secca: cosa accade se l'inquilino è una società
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La sentenza n. 1850/2025 della Corte di Giustizia Tributaria di Caserta ha accolto il ricorso di un contribuente contro il rifiuto dell’Agenzia delle Entrate di applicare la cedolare secca a un contratto di locazione abitativa sottoscritto da una società di capitali, destinando l’immobile ai propri dipendenti. L’Agenzia sosteneva che il regime agevolato non fosse applicabile se il conduttore agisce in ambito imprenditoriale, ma i giudici hanno chiarito che ciò che rileva è la posizione del locatore, non del conduttore.

L’art. 3, comma 6, D.Lgs. n. 23/2011 esclude la cedolare secca solo per locazioni effettuate dal locatore nell’esercizio di un’attività d’impresa, arte o professione, mentre la natura giuridica o l’attività del conduttore (es. società) non sono rilevanti, purché l’immobile abbia destinazione abitativa. L’obiettivo della norma è contrastare l’evasione e incentivare l’offerta di abitazioni, anche quando gestite da soggetti non privati.

Questa interpretazione, come sottolineano gli avvocati Celeste Collovati e Massimo Leonardi dello studio Dirittissimo, è stata confermata dalle sentenze della Corte di Cassazione n. 12076 e n. 12079 del 6 maggio 2025, che ribadiscono la legittimità della cedolare secca per locatori persone fisiche non operanti in ambito imprenditoriale, indipendentemente dal conduttore. Tali pronunce, in continuità con la sentenza n. 12395/2024, superano l’approccio restrittivo dell’Agenzia delle Entrate, chiarendo che la cedolare secca si applica in base alla natura della locazione e alla qualifica del locatore, favorendo chiarezza normativa e accesso al mercato abitativo legale.