Audizione sul Rapporto Arera: tu chiamale, se vuoi, suggestioni

giovedì 24 luglio 2025
Audizione sul Rapporto Arera: tu chiamale, se vuoi, suggestioni
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Un’indagine ancora aperta e dalle basi molto fragili, densa di ipotesi ma senza risposte. Eppure, ciò che ci si attende da un rapporto di un’Authority indipendente sono per l’appunto le risposte. Il presidente uscente di Arera, Stefano Besseghini, in audizione davanti alla Commissione Attività produttive della Camera, ha pesato ogni parola con funambolico equilibrismo. Ma ormai la frittata era fatta. Alcuni giornali, negli scorsi giorni, erano zeppi di proclami. La notizia? I produttori di energia speculano e truffano. Il cattivo della favola è servito e la sentenza è chiara. A quanto pare qualcuno conosce già l’esito del processo nonostante l’indagine sia per lo meno confusa, a tratti incomprensibile, e per stessa ammissione degli estensori, incompleta e tutta da verificare. Dall’opposizione tuonano: illeciti, distorsioni del mercato e cinque miliardi di euro da restituire agli italiani. Peccato che, di tutto questo, nel rapporto ufficiale non ci sia traccia.

Il documento Arera sull’andamento del mercato elettrico tra 2023 e 2024, pubblicato lo scorso 1° luglio, è diventato in pochi giorni un caso politico e mediatico. Ma, come ha ricordato Besseghini stesso, si tratta di un’indagine “generale e conoscitiva”, che non permette ancora di trarre conclusioni né tantomeno assegnare responsabilità ai sensi del regolamento europeo Remit. E allora perché tutta questa confusione? Quando le risposte difettano di chiarezza, ci vengono in aiuto almeno le domande. In particolare, in audizione è stato Luca Squeri (Forza Italia) ad aprire il vaso di pandora.  

“Chi è presente in questa Commissione ha letto il documento con attenzione, ma ciò che è arrivato fuori sono suggestioni. La stampa ha rilanciato conclusioni affrettate e l’opposizione ha subito chiesto la restituzione di 5 miliardi ai cittadini. Siamo a questi livelli”. Peccato che però non siamo al bar sport.  Il dibattito pubblico e le “suggestioni” in oggetto valgono 5 miliardi di euro, con l’accusa di averli estorti con fraudolenza agli italiani. Ma in Audizione è stato lo stesso Besseghini a smentire questa ipotesi, precisando che non è possibile attribuire connotazioni illecite ai comportamenti osservati, senza ulteriori informazioni e analisi, concludendo che il rapporto non parla mai di 5 miliardi. “È un numero che emerge da stime giornalistiche. Noi, nel documento, abbiamo provato a quantificare l’impatto per tecnologia in termini di prezzo, non di valore aggregato di mercato. Applicare quella logica a tutto il sistema è concettualmente improprio”.

Per concludere, l’indagine non consente di parlare di illeciti, i 5 miliardi sono ricostruzioni fantasiose e balzane e l’Autorità si prenderà del tempo per approfondire i rilievi e concludere l’analisi. Insomma, Shakespeare intitolerebbe “much ado about nothing”, ma ciò che colpisce è che, in un settore strategico e delicato come quello dell’energia, a innalzare il livello del sospetto e innescare “il rumore dei nemici” di mourinhana memoria, sia proprio l’Autorità, per di più a fine mandato. 
Nessun report specialistico è stato più chiacchierato e commentato di questo e, come malevolmente qualcuno ha commentato nei Palazzi, “se un rapporto deve essere interpretato, allora non è un rapporto: è un problema”.