Edupsicopenia: un neologismo necessario per comprendere il malessere di bambine e bambini

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martedì 16 settembre 2025
Edupsicopenia: un neologismo necessario per comprendere il malessere di bambine e bambini

(Libero)

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Povertà educativa e malessere giovanile possono essere considerate due facce della stessa medaglia, un’emergenza dei nostri tempi che riguarda sempre più famiglie, bambine, bambini, adolescenti in Italia.

Se la mancanza di opportunità educative può aumentare il rischio di esclusione sociale, il malessere psicologico ed emotivo può frenare la partecipazione, la crescita armoniosa, il rendimento scolastico di bambine e bambini e quindi contribuire a sua volta alla povertà educativa, generando diseguaglianze difficili da estirpare.

A questo fenomeno complesso che sta sempre più emergendo, CIAI ha voluto

dare un nome, per fare chiarezza e affrontarlo nel suo insieme: edupsicopenia, un neologismo che qualifica uno stato di deprivazione simultaneo di risorse educative e di benessere psicoemotivo.

L’obiettivo? Spezzare il ciclo delle disuguaglianze, creare una comunità più coesa di bambini e bambine capaci di esprimere il loro potenziale e contribuire in futuro alla società, ridurre il rischio neet e i costi sociali delle stesse diseguaglianze.

Alessandra Santona, professoressa associata di Psicologia Dinamica all’Università di Milano Bicocca spiega le ragioni di una definizione di questo tipo.

“La scelta di coniare una parola per descrivere una realtà così complessa permette di porre attenzione sulla multidimensionalità del fenomeno e sulla necessità di programmare interventi mirati che tengano conto delle dimensioni implicate, minimizzando il rischio di considerare singolarmente uno o l’altro aspetto, perdendo di efficacia. La letteratura scientifica e clinica ha messo in evidenza che esiste un'associazione significativa tra la povertà educativa e disagio psicologico giovanile”. 

Santona evidenzia poi alcune considerazioni e dati qualitativi del fenomeno: una meta-analisi del 2023 ha evidenziato che i giovani provenienti da contesti di povertà educativa mostrano livelli significativamente più elevati di disagio psicologico, tra cui ansia, depressione, bassa autostima e sentimenti di isolamento. Alcuni fattori invece moderano la presenza di un rischio alto di disagio: il supporto familiare, il livello di istruzione dei genitori e le risorse comunitarie. D’altro canto il rapporto di ISTAT del 2022 mostra che circa il 18% dei bambini e adolescenti italiani vive in condizioni di deprivazione educativa, con significative differenze tra Nord e Sud del Paese. (fonte: Università Milano Bicocca e ISTAT)

“Porre, dunque, l’accento sull'importanza di interventi multifattoriali per mitigare il disagio psicologico è fondamentale - prosegue Santona - e sottolinea il ruolo cruciale degli interventi psico-educativi che permettano di aumentare l'accesso alle risorse, incentivino il supporto familiare e promuovano progetti di prevenzione e promozione del benessere”.

Per Paola Cristoferi, responsabile del Programma Italia di CIAI , “è essenziale ripensare e ricollocare il fenomeno della povertà educativa e del malessere psicologico ed emotivo di bambine/i e ragazze/i. Da tempo lavoriamo con giovani che vivono in condizioni di evidente svantaggio, esclusione sociale e mancanza di opportunità; sempre più incontriamo anche chi vive con una sofferenza personale, psicologica ed emotiva che condiziona profondamente la vita sociale, scolastica  e familiare”. 

E se non sempre una condizione è causa dell’altra “nei nostri Presidi educativi di Milano, Bari e Palermo osserviamo sempre  più frequentemente il numero di situazioni in cui queste due forme di disagio si intrecciano o si contaminano”.

La risposta? “Come operatori del terzo settore - conclude Cristoferi -  dobbiamo saper rispondere in modo personalizzato ed efficace, integrando sempre di più saperi, competenze e metodi diversi. La nostra esperienza educativa si completa con quella psicologica”.

Non da ultimo, sottolinea il presidente CIAI Paolo Limonta - “E' necessaria una presa di coscienza anche a livello istituzionale. Bambine, bambini e adolescenti vivono oggi situazioni molto complesse, difficili da comprendere e affrontare anche dagli adulti. Povertà educativa e malessere giovanile devono essere affrontati con urgenza e visti nel loro insieme. Un ruolo essenziale può essere svolto dalle organizzazioni del privato sociale come CIAI che in quasi 60 anni di attività ha maturato esperienze e professionalità per intercettare e accogliere i bisogni dei più fragili. Ruolo che non sostituisca, ma sia di supporto alle istituzioni nazionali e locali che operano sul territorio e che devono destinare più risorse a questi interventi. Ma occorre, innanzitutto che la politica riconosca e identifichi il problema.”

COME e DOVE opera CIAI

CIAI può intervenire sull’edupsicopenia in modo integrato e multidisciplinare per la compresenza di più competenze, educative e psicologiche, in caso di necessità. L’associazione opera attraverso il CIAIPE -Centro psicologico ed educativo e il Programma Italia, con interventi di promozione dei diritti e tutela dell'infanzia e adolescenza sul territorio nazionale.

I PRESIDI EDUCATIVI 

I Presidi educativi sono a Milano, Palermo e Bari. Non sono semplici doposcuola ma punti di riferimento educativi con team di operatori dalle diverse competenze e esperienze (operatori sociali, educatori, psicologi)

CHI LI FREQUENTA?

Bambine e bambini tra i 7-13 anni di età, su segnalazione degli insegnanti in quanto particolarmente vulnerabili e a rischio di abbandono scolastico, spesso senza adeguato supporto educativo a casa, appartenenti a famiglie fragili.

COSA VIENE PROPOSTO  

Gli interventi sono personalizzati e finalizzati a identificare obiettivi individuali su cui monitorare la crescita e l'efficacia dell'intervento. Vengono proposte attività di Educazione informale e supporto alla didattica oltre a numerosi Laboratori artistici e "uscite" sul territorio. Vi è una supervisione psicologica e sono attivi sportelli per il supporto alla genitorialità.