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Il Festival di Tropea celebra Ugo Tognazzi. E il figlio Ricky racconta storie e aneddoti

di Annamaria Piacentinilunedì 22 settembre 2025
Il Festival di Tropea celebra Ugo Tognazzi. E il figlio Ricky racconta storie e aneddoti

(Annamaria Piacentini)

3' di lettura

Se c'è un attore italiano che è riuscito a trasmettere al pubblico gioia, allegria e bon ton, questo è Ugo Tognazzi. Una Star dalla vita avventurosa, fatta di amori e passioni, ma anche un marito e padre che ha saputo far vivere la sua famiglia con sentimenti che arrivavano dritti al cuore. E poi, tradiva spesso...con la cucina. Cuoco eccellente, che organizzava tornei di tennis con gli amici, per finire dritti ad un tavolo apparecchiato dove facevano bella mostra succulenti piatti creati da lui. Erano gli anni della tenerezza, del fascino, della gente che sapeva accontentarsi di un piatto di spaghetti pur di comperare un biglietto per andare al cinema e vedere lui, Ugo. A 35 anni dalla sua scomparsa, il direttore del festival ha voluto ricordarlo con una mostra allestita al Tropea Film Festival diretto da Emanuele Bertucci, che ha riempito il cuore di chi lo amava. Assenti i figli Maria Sole, (regista) e Giammarco (attore impegnato anche nella Tognazza, i vini che curava il padre), per impegni ritenuti improrogabili. A raccontare il padre è arrivato il figlio Ricky, regista, autore e attore, accolto da applausi meritatissimi. Peccato che non sia giunta anche la bella moglie Simona Izzo, attrice e regista. Forse, ma lui non lo dice (è un fatto scaramantico), inizieranno a girare un nuovo film insieme, dopo il successo ottenuto con “Francesca e Giovanni”, una storia d'amore, vissuta tra Falcone e la moglie.

Ricky, tornando a suo padre Ugo, quanto contano per lei e i suoi fratelli i ricordi che vi ha lasciato?

“Sono molto importanti. Con Giammarco e Maria Sole abbiamo mantenuto la memoria di papà. E continueremo a farlo”.

La Mostra dedicata a suo padre, si intitola “Ugo, uno di noi” ...perché?

“Mio padre era vicino alla gente. È stato anche un grande amatore e uno a cui non solo piaceva cucinare, ma era anche un gran mangione.  Per lui cucinare era un lavoro, la cucina aveva sostituito il teatro”.

Beh, aveva il cinema!

“Sì, però poter cucinare significava anche riconquistare il pubblico. Gli anni passavano e questo era un altro modo mezzo di comunicazione.”

Era fantastico...inventò la “supercazzola”, un’espressione mai dimenticata.

“Papà era così. Un uomo istintivo. Una delle cose che l'hanno caratterizzato, erano i gesti importanti che Ugo faceva. Un esempio? Diceva: “abbiate il coraggio di fare ciò per cui siete portati, fate ciò che vi piace, date spazio a voi stessi”. A casa c'era poco, ma abbiamo seguito sempre i suoi insegnamenti”.

Negli anni dei successi del cinema italiano, c'erano anche altri attori, ma lui era molto amato, sbaglio?

“Sì, erano gli anni di tanti grandi attori, tra cui Gassman, Manfredi, Sordi, ma Ugo era il più viscerale. Inventava sempre qualcosa di diverso che alla gente piaceva”.

Era l'uomo delle sorprese...

“Infatti. Un giorno arrivò con un bambino, si chiamava Thomas e ci disse; ragazzi, vi ho portato un amichetto con cui potete giocare. Era nostro fratello di cui non conoscevamo nulla, avuto e riconosciuto dopo una storia con una signora che non era la mamma di Giammarco e Sole, né mia. Ora siamo tutti legati. Papà negli ultimi anni era caduto in una grande depressione, questo per noi è stato un dolore”.

Lei è anche molto legato a sua moglie Simona. Andate d'accordo?

“Ci amiamo, ma sono vent'anni che litighiamo. Però non sappiamo stare lontani”.

Un ricordo di Papà che conserva nel cuore?

“Sono tanti, ma ne ho uno in particolare. Una sera andando a mangiare a casa di amici, la cena era pazzesca, c’erano anche aragosta e champagne. Era presente Simona, a cui Ugo disse: “vedi, io non sono ricco, ma sono un poveraccio che mantiene una famiglia di ricchi”. È stato un padre che non dimenticheremo mai”.