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Vittorio Feltri lapidario, ben venga il referendum: "Stasi assolto due volte ma ancora in carcere. Che giustizia è?"

Vittorio Feltri
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In questi giorni si parla incessantemente di riforma della giustizia, per cui la vicenda di Alberto Stasi casca, come si dice, a fagiolo. Non tutti la ricorderanno essendo il delitto avvenuto 14 anni orsono. La fidanzata, Chiara Poggi, una mattina venne trovata morta ammazzata nella sua villetta di Garlasco. Chi la uccise? Le indagini girano a vuoto per lungo tempo senza costrutto, ma i sospetti maggiori cadono sempre sul moroso con il quale la ragazza da vari anni andava d'amore e d'accordo. L'inchiesta procede tra incertezze e tentennamenti, però Alberto rimane nel mirino degli investigatori pur sprovvisti di prove decenti, degne di questo nome. In un periodo conobbi personalmente l'indiziato e il suo legale, professor Giarda, con i quali un bel dì andai a pranzo e conversai un paio d'ore. Ovviamente il mio colloquio, influenzato dalle puntuali osservazioni dell'illustre avvocato, rafforzò i miei dubbi. Non riuscii a capire l'eventuale movente dell'assassinio, posto che la coppia non aveva mai dato segni di contrasti che giustificassero l'omicidio. Comunque il giovine fu process1ato in corte d'assise e naturalmente assolto non per la magnanimità dei giudici, quanto per l'assoluta mancanza di elementi di colpevolezza. Come quasi sempre avviene, la pubblica accusa non accettò la sentenza e ricorse in appello. Cosa strana benché usuale in ambito giudiziario.

 

 

 

Non capisco per quale motivo i magistrati pm debbano impugnare un verdetto emesso da una giuria composta da loro colleghi togati, evidentemente considerati incapaci. Vabbè, transeat. In secondo grado il giudizio non muta: seconda consecutiva assoluzione di Stasi. Sarebbe ora di finirla con la persecuzione tribunalizia dell'imputato. Invece no. I soliti pm, animati da uno spirito che non oso definire per prudenza, ricorrono in Cassazione sulla base di congetture non suffragate dalle indispensabili prove. Risultato, dopo due assoluzioni Stasi viene condannato a 16 anni di reclusione. Incredibile ma vero. Significa che i due collegi giudicanti che lo avevano scagionato alla fine dell'iter sono stati considerati inetti. Ma vi sembra logico? Alberto fila dritto in carcere a Bollate dove tuttora è detenuto. In galera, essendo un uomo colto, brillantemente laureatosi, aiuta gratuitamente i compagni di prigione nel disbrigo delle loro pratiche giudiziarie. Dimostra ancora una volta di non avere la stoffa del delinquente. Avendo egli scontato un terzo della pena inflittagli ha diritto di uscire ogni giorno dalla cella per recarsi al lavoro, ammesso che lo trovi. Lo prevede la legge. Ma si sa come vanno certe procedure: c'è sempre qualche genio del male che le ostacola. E non è detto che quella relativa a questo povero giovanotto vada a buon termine. Mi auguro di sbagliare, il che non mi succede spesso, in ogni caso segnalo la vicenda al capo dello Stato affinché interceda in senso bonario, riparando a uno scandalo della Giustizia, contro il cui pressappochismo si svolgerà presto un referendum a dimostrazione che così non si può andare avanti.

 

 

 

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