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Filippo Facci a valanga sulla magistratura: "Irriformabile, andrebbe fatta esplodere con il tritolo"

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Filippo Facci

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Nessun magistrato direbbe mai che la magistratura (questa) è irriformabile e che andrebbe fatta esplodere con il tritolo come un vecchio palazzo fatiscente, su cui ricostruirne uno completamente nuovo, senza fondamenta marce, senza malanni genetici irreversibili, e senza, dunque, quell'indipendenza sacrale che sfiora l'onnipotenza e che è degenerata in una sorta di guerra civile. Il massimo che un magistrato possa dire è quello che, l'altro giorno, hanno detto le toghe di Articolo 101, il gruppo di indipendenti «antisistema» (ma quale?) che è favorevole al sorteggio dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura ed è favorevole, pure, alla rotazione degli incarichi direttivi. È lo stesso gruppo che da una vita chiede le dimissioni del vertice dell'Associazione nazionale magistrati, lo stesso che denunciò come, a distanza di anni, la stessa Anm non aveva ancora un quadro completo dei colleghi che chiedevano nomine e favori a Luca Palamara. Giusto loro, lunedì, potevano ammettere e denunciare che la magistratura si sta solo preoccupando di mantenere lo status quo sul proprio totale autogoverno e di soffocare ogni dissenso interno alla stessa Anm.

 

 

Di più non puoi ottenere, di più non potrebbe dire, un gruppo di magistrati che poi sono quattro: Giuliano Castiglia, Stefania Di Rienzo, Ida Moretti e Andrea Reale. Hanno parlato dell'immobilismo e dell'incapacità delle correnti di azzardare la benché minima forma di autocritica o tentato rinnovamento dopo tutto quello che è successo e che sta succedendo negli ultimi mesi. Hanno detto che la lotta al correntismo e alle sue prassi non è mai stata neppure tentata, né si registra alcuna seria intenzione di indicare dei rimedi contro le degenerazioni correntizie: non se ne discute proprio, nemmeno tra di loro. La rotazione negli incarichi (direttivi e semidirettivi) poi non è stata presa neppure in considerazione, i lavori delle commissioni di studio messe in piedi dall'Anm (che dovrebbero esprimere pareri in tema di ordinamento giudiziario) vengono sterilizzati o sconfessati dalle correnti. Per evitare ogni critica interna - dicono - si giunge a evitare che si possano avere posizioni critiche persino sui progetti governativi di riforma. Sono magistrati, di più non puoi avere: né puoi impedire che l'associazione Articolo 101 definisca «micidiale» la riforma governativa del processo penale e di costituzione del Csm: secondo loro non fa che rafforzare l'attuale assetto correntizio, con l'aggravante di dare ancora più peso alle correnti più forti. Non manca la lagna d'ufficio che ogni magistrato paventa sin dalla notte dei tempi: il timore che possa rendersi «più flebile l'indipendenza dei singoli magistrati».

 

 

Ma sono magistrati anche loro, non puoi certo pretendere che riconoscano nell'indipendenza della magistratura (italiana) un unicum mondiale. Anche loro, nel loro modo più lucido e più onesto, predicano comunque auto-riformicchie, pecette, formule, le loro idee al posto di altre: e non vedono che siamo oltre. Siamo a Magistratopoli, siamo alla caduta degli dei milanesi mentre i romani hanno un Procuratore dichiarato abusivo cinque volte dal Tar e dal Consiglio di Stato, siamo a una guerra tra «sistemi» di cui non si scorgono ancora i confini, mentre fazioni e giornali fiancheggiatori si scagliano dossier, verbali scaduti (anche se tenuti per anni nel congelatore) riguardanti una loggia che non è una loggia: è una banda di fuorilegge mischiata a gente che probabilmente non c'entra un tubo, una lobby antidemocratica finalizzata a decidere le sentenze dei processi ma soprattutto a rosicchiare ogni giorno il residuo potere delle istituzioni, quello Stato che da soli, ormai, si sentono unicamente di rappresentare. In nome del popolo italiano previo concorso. 

 

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