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Caso Saipem, a Milano il maxiprocesso finisce nel nulla dopo 8 anni: Ennesimo flop della Procura dopo l'inchiesta Eni

Paolo Ferrari
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Nuova sonora bocciatura per la Procura di Milano e per il suo dipartimento «reati economici e transnazionali». Ieri il Tribunale di Milano ha assolto perchè il «fatto non sussiste» tutti i vertici di Saipem, ad iniziare dall'ex ad Pietro Tali, accusati di aggiotaggio. Secondo i pm i manager di Saipem avrebbero pianificato una manipolazione del mercato, al momento della quotazione in borsa della società, attraverso la diffusione di comunicati stampa ed altre informazioni non corrette. Per i pm non sarebbe stato rappresentato in maniera esatta lo stato dei conti del gruppo ed in particolare sarebbero stati nascosti al mercato le previsioni interne che vedevano un calo dell'Ebit di circa miliardo di euro. I pm avevano contestato anche il falso in bilancio in quanto Saipem non avrebbe segnalato extra costi per penali che l'azienda doveva pagare.

 

 

 

Assolta anche la stessa società che era imputata per violazione della legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti in relazione ai reati di manipolazione del mercato e false comunicazioni sociali. La Procura aveva chiesto condanne fino a 4 anni di reclusione e sanzioni superiori ai 600mila euro. Le indagini, condotte dalla guardia di finanza di Milano, erano state coordinate dall'allora procuratore aggiunto Francesco Greco e dal pm Giordano Baggio.

La Consob all'epoca aveva avviato un procedimento sanzionatorio, contestando a Saipem di aver reso noto "con ritardo" la revisione al ribasso delle stime sugli utili, trasmettendo la relazione agli inquirenti. La Procura aveva inizialmente aperto un fascicolo sulla vicenda, senza ipotesi di reato né indagati. L'inchiesta, poi, si era concentrata sui reati di aggiotaggio e insider trading e falso in bilancio. Lo scorso dicembre la Cassazione aveva assolto in via definitiva i vertici di Saipem che erano finiti, in un altra indagine, a processo con l'accusa di aver pagato una tangente di 197 milioni di dollari, versati tra il 2007 e il 2010, a persone che gravitavano nell'entourage dell'allora ministro algerino dell'Energia Chekib Khel per l'utilizzo di alcune concessioni.

 

 

 

 

«Siamo pienamente soddisfatti della sentenza che dimostra che anche gli ulteriori accertamenti della Procura sulle vicende algerine hanno portato al riconoscimento della totale insussistenza dei fatti di reato» ha commentato l'avvocato Enrico Giarda, legale di Saipem, dopo la decisione della decima sezione penale di Milano di assolvere tutti gli imputati. Nelle scorse settimane erano stati assolti, da accuse simili, nello specifico di aver pagato tangenti ai membri del governo nigeriano per l'utilizzo di un giacimento petrolifero, i vertici dell'Eni. Il dipartimento reati economici e transnazionali, quelle delle «tangenti senza confine», è stato espressamente voluto dal procuratore Francesco Greco.

La creazione di questo dipartimento aveva fatto storcere il naso a tanti pm della Procura del capoluogo lombardo. Per condurre queste maxi inchieste, poi finite in un nulla di fatto, Greco avrebbe distribuito i carichi di lavoro in maniera non omogenea. Greco andrà in pensione fra poco meno di un mese e mezzo. Chi verrà dopo di lui, in pole ci sono il procuratore generale di Firenze Marcello Viola e il procuratore di Bologna Gimmy Amato, avrà il compito di raccogliere i cocci e di realizzare un piano organizzativo che metta uno stop a queste inchieste, dispendiose, che si concludono in nulla.

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