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Francesco Greco, pure il super pm indagato per Mps: la denuncia che lo inguaia

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Tobia De Stefano
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Anche il più grande procuratore investigativo del Paese finisce indagato per la vicenda Mps. O meglio, finisce nel mirino dei colleghi perle presunte mancanze nelle indagini sul Monte dei Paschi che hanno portato, tra le altre cose, alla condanna in primo grado a 6 anni di reclusione per l'ex presidente e l'ex ad della banca, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. Parliamo dell'ex procuratore capo di Milano, Francesco Greco, che è in buona compagnia perché anche Stefano Civardi, Giordano Baggio e Mauro Clerici, gli altri pm meneghini che hanno lavorato sul Monte sono indagati a Brescia per abuso in atti d'ufficio. Tutto parte, come tanti altri filoni d'inchiesta su Siena, dalla denuncia di Giuseppe Bivona, il fondatore di Bluebell Partners, che nel giugno del 2021 aveva sporto querela contro lo stesso Greco.

 

 

LA DENUNCIA
«Nonostante il sottoscritto avesse segnalato al dottor Francesco Greco - si legge nella denuncia - i gravi illeciti che venivano commessi dai signori Alessandro Profumo e Fabrizio Viola a partire dal 3 aprile del 2014 ed avesse poi riferito gli stessi fatti ai magistrati Stefano Civardi, Mauro Clerici e Giordano Baggio, la Procura di Milano non ha iscritto i signori Profumo e Viola nel registro degli indagati fino al gennaio 2016 e lo fece (salvo poi chiedere l'archiviazione) molto tardivamente solo dopo che la Consob (anch' essa tardivamente), l'11 dicembre 2015, aveva emesso un provvedimento con cui aveva ingiunto a Mps il rifacimento dei bilanci proprio per i fatti segnalati». Il problema è che in quei due anni - 3 aprile 2014-gennaio 2016, quando la Procura di Milano ha iscritto Profumo e Viola nel registro degli indagati - Mps ha fatto in tempo a mettere in cantiere due aumenti di capitale da otto miliardi complessivi, il cui valore si è azzerato ben presto. In buona sostanza gli inquirenti (il procuratore Francesco Prete e il pm Erica Battaglia) stanno cercando di capire quali responsabilità abbiano avuto Greco, Civardi, Clerici e Baggio nel mancato intervento preventivo (mancati accertamenti) che avrebbe potuto evitare ulteriori perdite alla banca. Sotto inchiesta è finito anche, per falsa perizia, l'ex assessore al bilancio di Milano (per la giunta Sala) Roberto Tasca. Nel mirino una consulenza tecnica, depositata il 2 novembre del 2018 alla procura generale, sui bilanci dell'era Profumo-Viola. Consulenza ritenuta benevola rispetto alla situazione dei conti del Monte e anche in contraddizione con le precedenti indicazioni di Tasca che è consulente per le Procure sulla vicenda Mps sin dalla primavera del 2013.

 

 

I FAMOSI DERIVATI
Tasca, infatti, era stato tra i primi a evidenziare gli errori nella contabilizzazione di 5 miliardi di derivati (i famosi Santorini e Alexandria) come titoli di Stato. Salvo poi diventare meno assertivo anche in una successiva testimonianza. In una deposizione del giugno 2019, infatti, l'economista bocconiano aveva definito Santorini e Alexandria dei "pronto contro termine" potenziati. Un'affermazione sorprendente e non coincidente con quanto da lui più volte evidenziato, per esempio in una perizia del del 2017, quando aveva parlato di derivati, che sono strumenti ben più rischiosi dei contro termine. Intanto a Brescia si continua a indagare sulla procura milanese. I pm hanno chiesto una proroga delle indagini e da qui all'estate potrebbero esserci altre sorprese. Anche perché l'appello presentato da Profumo e Viola contro la condanna si basa fondamentalmente sugli atti di archiviazione chiesti dalla Procura.

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