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Giustizia e politica, il Pd vuole restare al guinzaglio delle toghe

Iuri Maria Prado
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Dice Enrico Letta che "Il cuore della questione morale e politica insieme è il contrasto al legame perverso tra criminalità, affari e politica". Il problema di cui Enrico Letta fa finta di non avvedersi è che la pretesa di contrastare quel legame perverso si è risolta molto spesso nella pratica di affidare alle procure della Repubblica la gestione delle aziende, delle amministrazioni pubbliche, delle liste elettorali, dei movimenti politici, con il solito bel pacco di innocenti sbattuti fuori dai giochi e dentro una cella finché una tardiva sentenza accertava chele accuse erano campate per aria.

 

 

Salvo credere che questo sia il prezzo inevitabile per la soluzione della cosiddetta questione morale (e francamente si spera di no), ci si deve domandare se non occorra ripensare esattamente le modalità con cui si è creduto di risolverla, e cioè far sorvegliare la vita civile, economica e politica del Paese a un potere quello giudiziario - cui nulla, e certamente non la legge, ha attribuito quel compito di tutela sociale.

 

 

In questo quadro, certamente diverso da quello comunemente rappresentato per descrivere i malanni del Paese, una questione morale altrettanto urgente rinvia semmai aun legame differente ma altrettanto perverso: quello tra giustizia e politica, fatto di usurpazione della prima e di abdicazione della seconda, l'una e l'altra in reciproca legittimazione. Ma figurarsi se recidere quest' altro legame è nelle urgenze di chi l'ha stretto.

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