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Roberto Calderoli accusa il procuratore: "Cosa gli ho visto fare in pubblico", scandalo in magistratura

Claudio Brigliadori
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«Stiamo arrivando al voto sui referendum sulla giustizia con un livello e un silenzio davvero aberrante». Impreparati alla mèta: Annalisa Chirico, ospite di Giuseppe Brindisi a Zona Bianca, su Rete 4, lo ripete numeri alla mano. La maggior parte degli italiani, forse, nemmeno sa che il 12 giugno si potrà decidere, entrando nell'urna, su temi vitali non solo per il funzionamento dello Stato ma pure per la vita quotidiana di ciascuno di noi. Riforma del Csm, separazione delle carriere, valutazione dei magistrati, limiti della custodia cautelare, abrogazione della Legge Severino. «Tecnicismi», li definisce chi non vuole che si raggiunga il quorum del 50% +1 degli aventi diritto.

 

 

Il paradosso è che di Giustizia, con la "g" maiuscola, dovrebbero voler parlare tutti. Invece, come accusa il senatore leghista Roberto Calderoli, il paradosso è che «nel momento in cui si è fissata una data, nessuno ne ha più parlato se non di notte o negli orari più improbabili». Questo perché, sospetta l'ex ministro che ha iniziato uno sciopero della fame per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza di andare ai seggi, sarebbe stato messo in atto un vero e proprio complotto contro i sostenitori dei 5 "sì". Innanzitutto, non accettando il quesito sulla responsabilità diretta dei magistrati, il classico "chi sbaglia paga", forse l'argomento di più facile presa presso gli elettori. «Poi ci hanno dato un solo giorno, la domenica, a scuole chiuse e con il venir meno delle limitazioni Covid», in un clima cioè vacanziero, quasi da liberi tutti.

 

 

 

«E non ci hanno dato nemmeno il lunedì mattina, come invece era accaduto per le altre tornate amministrative». «Io ho appena concluso un incontro pubblico - è la testimonianza di Calderoli- in cui un procuratore della Repubblica invitava gli astanti a non andare a votare. Sono esterrefatto». Come molti telespettatori, visto che nei pochi scampoli di talk riservati al referendum si è parlato più del "bavaglio" che della giustizia da ribaltare come un calzino.

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