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Mario Draghi sfida la magistratura: clamoroso "vaffa" per decreto alle toghe

Gianluca Veneziani
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Il casus belli lo avevamo raccontato lunedì scorso su Libero: la sospensione in via cautelare da parte del Tar Puglia degli interventi infrastrutturali sul nodo ferroviario Bari Sud, in particolare sulla tratta di 10 km che collega il capoluogo pugliese a Torre a Mare. Si trattava del primo blocco voluto da un Tribunale amministrativo di un progetto finanziato dai soldi del Pnrr: nella fattispecie il ricorso era stato mosso insieme da un'associazione ambientalista, "Le vedette della Lama", da qualche famiglia residente nella zona dei lavori e dal sindaco grillino del Comune di Noicattaro, Raimondo Innamorato. L'oggetto della contestazione? Il terrore di compromettere qualche albero secolare (ulivi, carrubi), dei cespugli di orchidea e un presunto sito archeologico (e sottolineiamo presunto).

 

PRECEDENTE RISCHIOSO
Un campanello d'allarme, il blocco dell'opera, che rischiava di mettere a rischio le tante infrastrutture sostenute dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in nome di presunte obiezioni di natura ecologista o archeologica, come era nel caso dei ricorsi contro la tratta ferroviaria nel Barese (un pezzo del più ampio progetto di Alta Velocità Bari-Napoli). Ecco perché il governo ieri ha deciso di intervenire, approvando un decreto legge finalizzato ad accelerare i giudizi davanti ai tribunali amministrativi onde non mancare gli obiettivi del Pnrr. «Lo scopo è rendere i procedimenti che si svolgono davanti al Tar e al Consiglio di Stato più rapidi e compatibili con il rispetto degli obiettivi del Pnrr», spiega in una nota Palazzo Chigi.

Nella fattispecie, anche l'eventuale accoglimento del ricorso tenderebbe a evitare il blocco dell'opera, ma determinerebbe piuttosto una velocizzazione del giudizio. «Nel caso di accoglimento delle istanze cautelari di sospensione», si legge nella nota, «si prevede un'accelerazione di tutte le fasi del giudizio». Un rito speciale, insomma, previsto anche per i giudizi in corso. Per effetto di tale disposizione processuale fermo il rispetto del diritto di difesa e del contraddittorio processuale- l'andamento e i tempi di svolgimento del giudizio saranno adattati alla necessità di raggiungere gli obiettivi previsti dal Pnrr. E le parti del giudizio- inclusa l'amministrazione responsabile dell'intervento Pnrr - saranno tenute a rappresentare in giudizio che il completamento (il più rapido possibile) dell'opera incide sul raggiungimento degli obiettivi.

 

TEMPI STRINGENTI
Tale meccanismo era già stato illustrato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, al festival dell'Economia di Trento dello scorso 4 giugno, dove aveva rimarcato come «il Pnrr è un'assoluta priorità e tutte le componenti istituzionali devono averne consapevolezza. Occorre un'opera di sensibilizzazione sul fatto che a ogni progetto è associata una tempistica stringente, e che i tempi della giustizia possono incidere sul rispetto degli obiettivi». E ancora: «Alle questioni legate alla capacità amministrativa si aggiunge la necessità di evitare blocchi processuali». Come dire, i blocchi della giustizia diventano inevitabilmente blocchi delle opere e quindi dei soldi del Pnrr. Nell'ottica della velocizzazione il decreto prevede la possibilità di accelerare il giudizio amministrativo in tutte le fasi del procedimento aventi a oggetto gli interventi finanziati dal Pnrr: dalle procedure di approvazione e realizzazione delle opere alle attività di espropriazione ed occupazione. Con buona pace dei grillini e dei giudici le opere andranno avanti. Se ne faranno una ragione anche le orchidee.

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