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Giustizia, "poverino, era sconvolto". E il pm sfanga la punizione

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Filippo Facci
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Su internet non ne trovi traccia, perché sul sito del Csm è confinato in un documento Pdf. La sentenza comunque non te la danno, perché è pubblica, sì, ma hanno detto di richiamare tra una settimana. ll nome del magistrato tanto non puoi scriverlo, perché gli articoli 137 e 52 del Codice sulla privacy obbligano a «omettere i dati identificativi personali», e in pratica, cioè, i giornalisti possono nominare un magistrato solo se lui lo concede, o se ciò che lo riguarda è al centro della cronaca. Non abbiamo ancora dato la notizia, ma già basterebbe per capire come i magistrati tutelino se stessi in modi che nulla spartiscono con l'indipendenza della categoria.
 

 

 

IN GIURIDICHESE Per fortuna l'onorevole Enrico Costa (Azione) è un ficcanaso che ha scovato l'ennesima sentenza della collezione, la 154 del 2001 istruita l'anno precedente. Dice, in pratica: un magistrato indagato può andare in cancelleria, può farsi dare gli atti che lo riguardano - e magari fotocopiarli, senza dirlo, o passarli alla stampa - e poi restituirli con tutta calma: non c'è nulla di illecito. L'abbiamo scritto in linguaggio che auspichiamo comprensibile, ecco poi il testuale in giuridichese: «Non integra l'illecito disciplinare nell'esercizio delle funzioni della grave scorrettezza nei confronti dei colleghi il comportamento del Sostituto procuratore che acquisisce copia degli atti di un procedimento che lo riguarda avvalendosi delle relazioni di ufficio con il personale di cancelleria laddove tale condotta sia stata posta in essere in uno stato di evidente turbamento che ha portato a una scarsa ponderazione dell'agire a cui, però, è seguita la restituzione delle carte, circostanza che escludono la sussistenza del requisito della gravita®della condotta». Il decisore è il vicepresidente del Csm David Ermini, che al pari dell'estensore David Ermini di Magistratura democratica non si offenderà se abbiamo aggiunto due virgole e una vocale mancante: l'hanno pure scritta male. L'importante è che si capisca il cuore del problema, che «l'evidente turbamento» che giustifica la clamorosa violazione. Scusi, lei ha per caso violato il segreto d'indagine, compromettendola? «Sì, ma ero turbato». Sinonimi dalla Treccani: ero agitato, ansioso, costernato, inquieto, perturbato, sgomento, smarrito. Dopodiché sorge il momento della celebre comparazione con il cittadino comune, nel caso un indagato, per esempio un presunto rapinatore, molestatore, usuraio; immaginare, cioè, che si presenti in cancelleria e dica: buongiorno, mi hanno detto che c'è un'indagine su di me, vorrei gli atti del fascicolo che poi domani ve li riporto. Ma certo. Serve un sacchetto?
Ma non c'è solo questa, di sentenza. Anche da queste parti vantiamo una discreta collezione, iniziata col decreto legislativo 109 del 2006 che all'articolo 1 («Doveri del magistrato») spiegava che i togati dovevano essere e mostrarsi «imparziali, corretti, diligenti, laboriosi, riservati, equilibrati e rispettosi della dignità della persona». Hanno la Treccani anche loro. Dopodiché c'è la sentenza 125 del 2019, per esempio, che dice la stessa cosa di quella sopra, ma qui non si parla di turbamento, si giustifica se l'indagine riguarda la moglie del magistrato: « Non integra l'illecito disciplinare... la condotta del giudice che richiede al titolare delle indagini notizie in merito a un procedimento penale nel quale risulta coinvolta sua moglie». E in caso convivenza? O separazione? Segue rapidissima carrellata con solamente numero e anno della sentenza non-disciplinare del Csm. Un magistrato (n.
10/2019) può minacciare indagato e avvocato dicendogli che non hanno speranze, genere "lei deve abbandonare... io sono e sarò la sua bestia nera... è inutile che fCre pronunciata ordinanza di non luogo a procedere nei confronti del giudice civile che abbia, con fare scherzoso ed in guisa di semplice battuta estemporanea, tentato di stemperare il clima dell'udienza, tenuto conto dei rapporti critici tra le parti». Un magistrato (n. 87/2019) può guidare ubriaco ed essere condannato senza che questo ne comprometta il prestigio: «Non integra l'illecito disciplinare... la condotta del giudice che sia stato condannato per guida in stato di ebbrezza laddove le circostanze del caso concreto inducano a ritenere che il fatto sia di scarsa lesività e che non vi sia stata in concreto alcuna compromissione dell'immagine». Un magistrato (n. 88/2019) può chiedere di mandarti a processo sulla base di un reato che non esiste: «Non integra l'illecito disciplinare il sostituto procuratore che... abbia incluso imputazioni riferite a una fattispecie non ancora entrata in vigore al momento della commissione del fatto laddove, valutata la complessità dell'atto redatto, si possa riconoscere il carattere della mera disattenzione e, dunque, l'assenza della gravità».
 

 

 

INCONDANNABILI Un magistrato (n. 42/2019) può lasciarti in carcere perché semplicemente non va a depositare l'ordinanza di scarcerazione che ti riguarda, non ci va e basta, e con la stessa dinamica può far scarcerare gente che in galera doveva restarci, e questo perché è stanco e ha problemi a casa: «Non integra l'illecito... il giudice che abbia ritardato il deposito della motivazione dell'ordinanza che aveva rigettato l'istanza di riesame... che interveniva con un ritardo di sei giorni, allorquando sia risultata la sussistenza di impedimenti gravissimi che abbiano precluso al magistrato di assolvere il dovere di garantire il diritto costituzionale alla libertà personale, quali una grave debilitazione fisica del magistrato e una situazione familiare critica, fonte di preoccupazione e di impegno per l'interessato». Non integra, in definitiva, la seguente domanda: che cosa deve fare un magistrato per essere condannato in sede disciplinare dal Csm, quando - ricordiamo - la condanna massima, in crescendo di gravità, resta soltanto: ammonimento, censura, perdita di anzianità, impedimento temporaneo di esercitare incarichi direttivi, sospensione temporanea dalle funzioni, rimozione dall'incarico e trasferimento. Che cosa deve fare. 

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