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Silvio Berlusconi assolto? L'inseguimento dei magistrati è finito per sempre

Fausto Carioti
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Il 25 aprile del 2009 Silvio Berlusconi aveva toccato il cielo della politica con un dito, celebrando la Liberazione tra i partigiani. Pochi giorni dopo, Repubblica partì con le dieci domande sul caso di Noemi Letizia. Il "Sistema" aveva capito che il premier, al massimo della popolarità, poteva essere azzoppato solo aggredendolo sul terreno della morale sessuale. Le priorità della magistratura? «Prima si incastra Berlusconi sulle veline e poi si pensa al resto», spiegherà Luca Palamara nel libro-intervista con Alessandro Sallusti. Un anno dopo, Karima El Marough entra nella questura di Milano a causa di una lite con un'amica e ne esce affidata a Nicole Minetti, consigliere di Forza Italia e vicinissima al Cavaliere: quanto basta perché la procura scateni l'inferno sul premier. A sinistra nasce così il movimento "Se non ora quando": non per i diritti delle donne, ma per il linciaggio quotidiano dell'odiato nemico.

 


In primo grado, nel 2013, il processo Ruby vede la condanna di Berlusconi a sette anni, per prostituzione minorile e concussione per costrizione. In appello e in Cassazione, però, il fondatore di Forza Italia viene assolto con formula piena. Procura sconfitta su tutta la linea. «Eppure», noterà Palamara, «nessuno si è mai sognato di chiedere il trasferimento di Ilda Boccasini», che aveva condotto l'inchiesta. Il Ruby bis, che vede Emilio Fede, Lele Mora e la Minetti condannati per favoreggiamento della prostituzione, è una parentesi. È Berlusconi che interessa e il Ruby ter serve a questo: se il Cavaliere è stato assolto nel primo processo, sostiene l'accusa, è perché si è comprato i testimoni. Che sono decine e le loro vicende finiscono sparpagliate nelle aule di Siena, Roma, Milano e altre città. Un anno fa i giudici senesi hanno assolto il presidente di Forza Italia e ieri il tribunale della Capitale, su richiesta della procura, ha fatto lo stesso: «Il fatto non sussiste». Il teorema del Berlusconi puttaniere e corruttore è a pezzi, ma lui e gli italiani che lo hanno votato non hanno motivi per rallegrarsi. Anche se il risultato processuale sarà nullo, quello politico è stato raggiunto da tempo: lo sputtanamento (appunto) di un leader. È successo, può accadere di nuovo. Carlo Nordio è stato un ottimo magistrato, uno dei pochi garantisti in toga. Ma i suoi risultati come guardasigilli si misureranno con le leggi che renderanno i suoi ex colleghi finalmente responsabili dei loro errori e dei loro accanimenti, nei confronti di Berlusconi come di ogni povero diavolo. Se non ora, quando?

 

 

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