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Csm, impallinato il candidato FdI Valentino: il "Sistema" ha vinto

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Il "Sistema" ha colpito ancora una volta. Questa volta a farne le spese è stato l'avvocato calabrese Giuseppe Valentino, candidato in pectore alla vice presidenza del Consiglio superiore della magistratura, l'organo di autogoverno delle toghe, e fortemente sponsorizzato dalla premier Giorgia Meloni.  Il segnale è chiaro: il vicepresidente di Palazzo dei Marescialli non può essere un esponente di centrodestra ma deve essere scelto dalle correnti di sinistra della magistratura in accordo con il Partito democratico. Funziona così da almeno trent' anni. Non è stato sufficiente, infatti, per Meloni recarsi a Palermo ed inneggiare alla cattura di Matteo Messina Denaro. D'altra parte le parole del procuratore di Palermo Maurizio De Lucia sulla «indispensabilità delle intercettazioni telefoniche», che il ministro della Giustizia Carlo Nordio vuole regolamentare in modo diversa, costituivano un chiaro avviso ai "naviganti". E che anche sul fronte Csm le cose stessero andando in questo modo era ben chiaro agli addetti ai lavori.

Il "Sistema", sempre vivo e vegeto, si era ben messo in movimento da giorni con gli articoli di Repubblica che enfatizzavano il "pericolo" che il numero due di Sergio Mattarella potesse essere per la prima volta un esponente di destra.

 

 

AL MOMENTO BUONO - Gli sherpa della sinistra giudiziaria che hanno condotto l'operazione erano ben a conoscenza che il cecchino si stava aggirando alle spalle di Valentino, ex sottosegretario alla Giustizia nel secondo governo Berlusconi e, soprattutto, presidente della Fondazione di FdI. Era una notizia che girava da più di un mese e nota a tutti coloro sapevano dell'esistenza di una indagine presso la Procura di Reggio Calabria. Ma secondo la logica del "Sistema" ben descritta nel libro dell'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara e del direttore di Libero Alessandro Sallusti, le notizie su Valentino andavano tenute ben nascoste e fatte uscire al momento giusto secondo la nota tecnica del cecchino. Che questo stesse accadendo è evidente che sia sfuggito a Meloni ma sarebbe bastata una semplice lettura del libro "Il Sistema" nella parte relativa alla nomina del procuratore della Repubblica di Catania nel 2011 per capire che il meccanismo era identico.

«Ecco, alla vigilia della nomina, il colpo di scena, con un tempismo millimetrico arriva il cecchino che ribalta il tavolo: escono delle foto di Gennaro con un tizio, tale Carmelo Rizzo - dal quale aveva comprato la casa ed il gioco è fatto», si legge nel libro a proposito della mancata nomina del candidato in quel momento più gettonato, l'allora procuratore aggiunto Giuseppe Gennaro, "accusato" di intrattenere rapporti poco trasparenti. Nei confronti di Valentino ecco spuntare dal cilindro una vecchia indagine che lo vede coinvolto.
Valentino, infatti, risulta indagato per reato connesso nel processo Gotha, procedimento istruito dalla Dda di Reggio Calabria contro il "direttorio" della 'ndrangheta.

 

 

Il nome di Valentino era stato fatto dal collaboratore di giustizia Seby Vecchio che, interrogato dai pm di Reggio, aveva riferito circa una riunione tenutasi a Roma tra il 2006 e il 2007 durante la quale all'ex sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti, di Alleanza Nazionale, prima di essere ricandidato al comune, i vertici del suo partito gli avrebbero fatto capire che doveva garantire non solo la cosca dei De Stefano ma anche la cosca Condello. Accuse respinte con sdegno da Valentino che ha ritirato la candidatura. Il tentativo in extremis di recuperare la situazione, con l'avvocato amministrativista catanese Felice Giuffrè, descritto vicino al presidente del Senato Ignazio La Russa, appare quanto mai arduo.

CI RIPROVA GIUFFRÈ - Per l'ennesima volta il presidente sarà, allora, un esponente legato al Pd. E dunque il professore pisano Roberto Romboli. Gli schieramenti sono oramai consolidati sul fronte delle toghe grazie all'influenza della corrente progressista Area sugli altri gruppi associativi ed in particolare su quello di Unicost, indebolito dalla vicenda del pm siciliano Marco Bisogni parte civile nel procedimento a Perugia nei confronti di Palamara e neo consigliere del Csm. I venti togati si stanno in queste ore ricompattando sul nome di Romboli ed ipotizzare una candidatura alternativa non è semplice. Almeno che anche per Romboli si ponga il problema della validità del titolo trattandosi di un professore in pensione da alcuni anni. Oggi, comunque, il Parlamento provvederà ad eleggere Giuffrè in sostituzione di Valentino. La settimana prossima, salvo imprevisti, ci sarà l'insediamento del nuovo Csm e la votazione del nuovo vice presidente. Cala, quindi, il sipario sulla consiliatura più "scredidata" della storia della Repubblica, come disse Matteo Renzi, anch' egli destinato ad essere spettatore in questa partita. Un vero peccato perché i numeri erano tutti a favore del centrodestra. Ma non aver fatto i conti con il cecchino è stato un errore fatale.

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