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Trani, condannato il pm-aguzzino che accusava il centrodestra

Paolo Ferrari
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I “flop” investigativi e le diverse inchieste penali nei suoi confronti, una conclusasi con la condanna definitiva a quattro mesi di prigione, non hanno impedito in questi anni a Michele Ruggiero di continuare a fare il pubblico ministero. «È avvilente questo modo di agire», afferma il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin che, da componente del Consiglio superiore della magistratura, aveva chiesto nel 2017 l’apertura di una pratica a carico del pm. Ruggiero, attualmente in servizio alla Procura di Bari, è stato condannato per concorso in tentata violenza privata. Insieme al collega Alessandro Pesce, Ruggiero aveva minacciato durante un interrogatorio alcuni testimoni per spingerli ad ammettere di aver pagato tangenti ad un imputato nell’inchiesta “Sistema Trani”. «Dal carcere c’è una visuale sul mare stupenda e secondo me a lei col problema che c’ha le fa pure bene... è la fase della vita nella quale bisogna un attimo rilassarsi, cominciare un po’ a pregare», erano state alcune delle parole di Ruggiero. I due pm erano stati condannati sia in primo grado che in appello nel 2021. La scorsa settimana la Cassazione ha dichiarato inammissibile i loro ricorsi, confermando così la condanna d’appello, diventata definitiva.

 


Ruggiero, prima del trasferimento a Bari, era stato per anni il simbolo della Procura di Trani per le mirabolanti inchieste finite sulle prime pagine dei giornali, ma terminate con archiviazioni e assoluzioni. Solo per citarne qualcuna, quella sui “complotti” contro l’Italia da parte delle agenzie di rating, quella contro Deutsche Bank per la vendita dei titoli di stato italiani nel 2011, quella sulle presunte pressioni dell’ex premier Silvio Berlusconi al commissario Agcom Giancarlo Innocenzi per la chiusura di Annozero, quella contro cinque ex dirigenti di American Express per truffa ed usura, fino ad arrivare all’inchiesta sul presunto legame tra vaccino e autismo. Tutti procedimenti finiti, come detto, in un nulla di fatto. L’altro giorno l’ultimo flop: l’assoluzione di Luigi Riserbato, ex sindaco di centrodestra di Trani, arrestato proprio da Ruggiero nel 2014 con l’accusa di associazione a delinquere, concussione e truffa per una vicenda di appalti.


Riserbato trascorse un mese e mezzo in carcere e venne costretto alle dimissioni che portarono poi al ribaltone in comune con l’elezione del sindaco di centrosinistra Amedeo Bottaro. Il pm pugliese, in quanto esperto “qualificato”, venne anche chiamato dai grillini e da Forza Italia come consulente della Commissione di inchiesta sulle banche presieduta all’epoca da Pierferdinando Casini. Il “fuori ruolo” da parte del Csm by Luca Palamara era stato alquanto complesso. Durante la discussione venne fuori, fra l’altro, che nel 2013 Ruggiero aveva avuto una condanna disciplinare per non aver informato il suo procuratore di aver iscritto nel registro degli indagati Berlusconi, Innocenzi ed il direttore del Tg1 Augusto Minzolini. Magistrato “mediatico”, all’indomani della sentenza sul processo Rating, che aveva visto assolti tutti gli imputati, Ruggiero si era scatenato su Facebook: «Sono stato lasciato solo. Evidentemente ci sono verità che è bene restino sullo sfondo. È davvero incredibile quanto talvolta ci si possa sentire soli nel fare il proprio dovere». Il procedimento “flop” finirà comunque in un libro pubblicato da Paperfirst.

 

 


Nei prossimi mesi Ruggiero dovrà tornare davanti ai giudici. Il Tribunale di Lecce, competente per i procedimenti che coinvolgono i magistrati di Bari, ha fissato per il 21 marzo e per il 6 giugno l’inizio di altri due processi. L’accusa? Sempre le modalità poco “ortodosse” con cui in passato ha condotto alcune inchieste.

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