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Massimo Giletti, Alessandro Sallusti: bomba ad orologeria per conto terzi

Alessandro Sallusti
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Massimo Giletti è indagato dalla procura di Terni per diffamazione su denuncia del mafioso pluriergastolano Giuseppe Graviano, condannato tra l’altro come esecutore materiale della strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della scorta e per avere azionato il telecomando che fece saltare in aria il giudice Paolo Borsellino. «Ho sempre fiducia nella giustizia, certo alle volte penso che viviamo in un Paese all’incontrario, ma ormai non mi stupisco più di nulla», ha dichiarato il giornalista. Noi invece continuiamo a stupirci e a combattere il fatto che il Paese giri all’incontrario soprattutto se i contromano riguardano la giustizia che per definizione dovrebbe viaggiare diritta come un fuso.

L’unica colpa di Massimo Giletti è quella di aver curiosato, professionalmente parlando, in una delle storie più torbide del Paese, quella delle stragi del ’93. Parliamo di un pozzo inquinato da mafiosi pentiti doppiogiochisti e da magistrati che in cerca di gloria da anni vanno a caccia di fantasmi - in particolare quello di Silvio Berlusconi- con inchieste farlocche tutte ovviamente naufragate alla prova dei fatti. Detto che accusare Giletti della qualsivoglia è semplicemente ridicolo, più serio è chiedersi il perché ciò possa avvenire. E qui si entra nella stessa palude dalla quale nelle ultime ore è emerso un inquietante caso di dossieraggio su politici di spicco da parte di uno spregiudicato servitore dello Stato che aveva accesso a informazioni riservate e che lavorava, su mandato di chissà chi, in combutta con giornalisti altrettanto disinvolti e interessati a spargere fango su esponenti del Centrodestra.

 

Giletti insomma è finito in mezzo tra due sistemi opachi, quello mafioso della mafia e quello altrettanto infido che è il “sistema”, sottobosco della magistratura e dell’informazione che ha generato negli anni enormi storture nella nostra democrazia. Sulla buona fede del conduttore io metto la mano sul fuoco, non altrettanto posso dire per gli altri personaggi e interpreti di quella commedia che è l’informazione giudiziaria in Italia, usa a confezionare bombe a orologeria per conto terzi, che se poi si scopre essere bombe a salve poco importa perché quello che rimane è il botto, che non uccide ma certo stordisce e crea panico.

 

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