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Giuliano Amato e la Corte Costituzionale: "Come educare gli italiani"

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In punta di penna e di diritto, Giuliano Amato sgancia un colpo sotto la cintura al governo di centrodestra e alla premier Giorgia Meloni. E' la Stampa a pubblicare un estratto del libro Storie di diritti e di democrazia. La Corte costituzionale nella società" vergato dall'ex premier ed ex presidente della Consulta a quattro mani con Donatella Stasio

Un libro con cui il celebre Dottor Sottile rivendica il diritto/dovere della Corte di "spiegar ai cittadini i loro diritti" senza "rimpicciolirsi di fronte agli attacchi politici". I casi di studio sono quelli esteri, da Benjamin Netanyahu a Donald Trump, ma alla luce delle ultime settimane di durissimi scontri tra la maggioranza e la giustizia ordinaria per via di alcune sentenze che hanno smontato i decreti del governo in tema di immigrazione e gli attacchi alla giudice di Catania Iolanda Apostolico, le parole di Amato e Stasio non possono non assumere un valore "interno".

 

 

 

"C’è un rapporto profondo tra come le Corti costituzionali vivono se stesse e la democrazia. Per anni si è ritenuto che solo la politica possa parlare il linguaggio dei cittadini ed essere connessa con la società civile, mentre le istituzioni di garanzia, in quanto terze e imparziali, debbono stare lontane dalla  gente, usare il linguaggio di chi è al di sopra dei comuni mortali, parole di scienza e di razionalità, esprimersi in latino per ottenere il rispetto dovuto - sottolineano Amato e Stasio -. È un paradosso, ma secondo questa scuola di pensiero, non farsi capire è persino un requisito di legittimazione delle istituzioni alte e imparziali, quali sono le Corti costituzionali". E fin qui, il richiamo alla chiarezza e alla trasparenza del linguaggio risulta abbastanza neutrale. 

 

 

 

Gli autori si dicono contrari "all’idea che le istituzioni terze e imparziali debbano vivere in una torre d’avorio imbavagliate, sorde e cieche, dispensando sentenze comprensibili solo a una ristretta cerchia di persone (che poi si incarica di “tradurle” al popolo) perché solo la politica può 'parlare come si mangia'". "Non è imbavagliando le Corti costituzionali che si rafforza la democrazia - prosegue il libro affrontando il nodo centrale del rapporto con politica e potere -. Le Corti non solo devono parlare e dialogare, ma devono anche saper ascoltare, come ha spiegato molto bene nel suo discorso di commiato dalla Corte tedesca Susanne Baer, la prima giudice costituzionale dichiaratamente lesbica, sposata con un’altra donna. Il suo è stato un vero 'elogio della diversità' all’interno delle istituzioni, ma anche un accorato appello alle Corti costituzionali, oggi sotto attacco in tutto il mondo, a non indietreggiare nella tutela dei diritti fondamentali".

 

 

 

Siamo dalle parti del "resistere resistere resistere", con un rilancio ulteriore. L'attacco a Trump e alle contestate sentenze dei "suoi giudici" che secondo i due autori hanno trasformato la Corte suprema in una corte politica. "I cittadini devono vigilare affinché i Governi non si approprino delle loro Corti e, per questa via, dei loro diritti", ammoniscono Amato e Stasio guardando all'America ma pensando anche all'Italia. E infatti poi il discorso passa a Roma: "Mentre per l’elezione del Capo dello Stato, dopo un certo numero di votazioni, è sufficiente la maggioranza parlamentare pura e semplice, per garantire il pluralismo 'politico' dei cinque giudici costituzionali eletti dal Parlamento in seduta comune non si può scendere sotto i tre quinti. Forse non è abbastanza, considerato che all’attuale Maggioranza del governo Meloni (349) mancano appena undici voti per raggiungere quel quorum (360). Ma, quand’anche una maggioranza dovesse riuscire a imporre i propri numeri su tutta la cinquina 'parlamentare', restano altri dieci giudici. E ricordiamoci che il Capo dello Stato è libero di scegliere i suoi cinque senza condizionamenti governativi: un risultato frutto della dura battaglia parlamentare combattuta nel 1953 contro una Democrazia Cristiana 'pigliatutto', che voleva attribuire al Governo il potere di proporre i cinque nomi al Quirinale". Un "pericolo scampato", sottolineano, che però non deve far abbassare la guardia. Perché in tempi recenti, è l'esempio cucito su misura per il nostro esecutivo, anche i governo polacco e ungherese hanno tentato di "impadronirsi delle Corti CostituzionalI" in quanto "insofferenti a poteri di controllo sul proprio operato.

Per questo, sottolinea Amato, "è fondamentale l’alfabetizzazione costituzionale. Creare nei cittadini la consapevolezza dei propri diritti e del ruolo della Corte costituzionale è l’antidoto migliore contro le regressioni democratiche. Ed è un compito che spetta a tutti, accademia, stampa, politica, cittadini, e anche alla Corte. I diritti, per esistere, devono vivere in primo luogo nella coscienza delle persone alle
quali sono negati".

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